Mario Bonanno Il nemico non è - I cantautori, la guerra e il conflitto sociale
Editore: PaginaUno, Collana: In utero, 2021, 148 pp., euro 17 Saggi | Musica
21/06/2021 di Laura Bianchi
Alla domanda, applicata alla scena musicale italiana, cerca di rispondere con la consueta perizia Mario Bonanno, autore di articoli e saggi sulla canzone d'autore, in un volume agile e profondo, Il nemico non è - I cantautori, la guerra e il conflitto sociale, appena uscito per i tipi di PaginaUno.
L'opera ha più di un pregio, ed è davvero difficile scegliere quello più importante. Innanzitutto, nel titolo, menzone d'onore alla citazione - omaggio alla splendida Il monumento di Enzo Jannacci, che definisce lo spazio di discussione: il nemico non è solo quello contro cui si combatte durante una guerra di trincea, ma sono tutte le ingiustizie, piccole o grandi, che si parano dinanzi alla coscienza di chi ha una voce per denunciarle.
Poi, colpisce la ricchezza delle citazioni, che mescolano riferimenti alti (da Allen a Brecht), versi di canzoni di quasi un secolo, eventi storici fondamentali e altri forse meno noti, ma ugualmente importanti (come il tema dei suicidi sotto leva), e che servono al lettore come guida interpretativa per percorrere le vicende del Novecento sotto una prospettiva inedita e stimolante.
Inoltre, i testi delle canzoni sono presentati e commentati integralmente, con encomiabile chiarezza espositiva, e con un'apertura quasi totale nei confronti di artisti spesso sottovalutati, o comunque non adeguatamente valorizzati presso il grande pubblico, come Edoardo De Angelis, Gianfranco Manfredi, Paolo Pietrangeli, i cui versi convivono con quelli di De André, Fossati, Lolli.
Non manca nemmeno l'analisi lucida del rapporto fra cantautori e poesia (come per Jannacci), fra radici straniere musicali (americane e inglesi) e originalità italiana nella confezione dei testi, fra storia della società nel Novecento e impegno individuale; Bonanno sostiene che, a metà anni Ottanta, il cantautorato si è estinto nella sua caratteristica di interprete di una corrente politica che esso rappresentava, e i cui partecipanti erano coetanei degli artisti che ascoltavano, ma affronta il discorso senza nostalgia e retorica, ma con precisione in un certo senso scientifica.
Ancora, suscitano interesse due interviste a Finardi e Lolli, a conclusione del volume, poiché sottolineano il rapporto personale di Bonanno con due voci autorevoli e testimoni dei tempi; infine, a suggellare l'impianto storiografico del saggio, l'autore inserisce una preziosa bibliografia, utilissima ad aiutare i più giovani ad orientarsi in un tema tanto interessante quanto difficile da approfondire.