Mario Bonanno

Mario Bonanno Il cantautore delle domande consuete. Francesco Guccini in 100 pagine


2014, Aereostella Musica | Biografie

28/08/2014 di Arianna Marsico
Raccontare Francesco Guccini in cento pagine ed in modo completo non è una cosa semplice. Anche per la natura stessa del soggetto “Io tutti, io niente, io stronzo, io ubriacone/io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista/io ricco, io senza soldi, io radicale/io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista” (L’avvelenata, 1976). Mario Bonanno riesce brillantemente nel non semplice cimento, grazie ad una narrazione appassionata ma non acritica che corre a perdifiato nella vasta discografia del nostro, da poco giunta al capitolo finale con L’ultima thule (2013).

La chiave di lettura offerta da Mario si discosta dalla classica critica gucciniana. Bonanno parte dalla tesi, esposta anche da Roberto Vecchioni, che Francesco Guccini, il Maestrone, sia un cantadubbi, piuttosto che un cantastorie od un cantante politico. Punti di vista, si dirà, ma leggere il dipanarsi di questa idea è interessante ed offre non pochi spunti ad ogni affezionato ascoltatore del Guccio.  Ci si chiederà allora perché l’autore di La locomotiva (1972) e Eskimo (1978) non dovrebbe essere considerato un cantautore politico, visto che la prima veniva da tutti seguita ai concerti rigorosamente in piedi e col pugno alzato. Ecco la risposta di Mario Bonanno: “le canzoni cosiddette politiche […] necessitano di […]immediatezza, di strofe ferro&fuoco.[…] Quelle di Francesco Guccini sono al contrario talmente colte […] da approssimarsi alla poesia”. Ed  il dubbio, l’incertezza, anima tutti i personaggi che popolano le sue canzoni, persino il cadetto di Guascogna Cyrano, implacabile contro i potenti, ha il suo chiaroscuro.

Ampia attenzione viene data anche alla produzione letteraria di Guccini, tutt’altro che separabile da quella musicale. Tre in particolare fotografano momenti della vita del Maestrone che troveremo trasfigurati nei suoi dischi: Croniche Epàfaniche (1989) su Pavana, Vacca d’un cane (1994) sul ritorno a Modena, Cittanova blues (2004) sulla vecchia signora Bologna.

Fanno riflettere le crono annotazioni di Mario Bonanno, che mettono in parallelo versi del disco di Guccini uscito quell’anno  con le vicende della Prima e della Seconda Repubblica. L’anno dell’ “eskimo innocente, dettato solo dalla povertà” è quello del rapimento e della successiva uccisione di Aldo Moro. Come se l’innocenza dei sogni e dei dubbi si fosse schiantata contro un assurdo processo brigatista, e la rivoluzione guidata dalla gioia del domani fosse stata sconfitta da quella condotta a suon di colpi di pistola, senza pietà.

Il libro di Mario Bonanno regala molte emozioni a chi Guccini lo ama e lo conosce già. Chi però lo conosce appena troverà una dettagliata guida all’ascolto intrecciata di storia e di poesia.

 E non resterà deluso.


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