Joseph Kanon

Joseph Kanon Omicidio a Istanbul


Newton Compton Editore, 2013 Narrativa Straniera | Romanzo | Spy story

21/08/2016 di Luigi Lusenti
Caduto il muro di Berlino, finita la guerra fredda, è parso fosse arrivato anche il tramonto della spy story, un genere letterario che ha avuto il suo massimo splendore proprio nella seconda parte del secolo scorso. Dopo "La Casa Russia", le stesse opere di John Le Carré, colui che è ritenuto il maestro assoluto di questo genere, non graffiano più. Il nuovo ordine mondiale, fatto di attentati planetari, di droni telecomandati, di aerei spia invisibili, di "rambi" programmati ad uccidere ha cancellato il fascino un po' vintage del vecchio spionaggio fatto di azioni sottocopertura, di occhialuti professori universitari doppiogiochisti, di uomini per tutte le stagioni, di agenti scambiati al Checkpoint Charlie, di conti cifrati e di grigi funzioanri dell'iM5. Tutti mandati in soffitta compresa la vecchia Spectre, sostituita da Al-Qaida e dall'Is.

Proprio tutti no però. Joseph Kanon, ad esempio, dopo il debutto con "Los Alamos", un successo planetario, ha scritto una serie di spy story che stanno riportando in auge il genere fino a quello che si può considerare il suo capolavoro: "Omicidio a Istanbul".
Tutti i libri di Kanon sono ambientati alla fine della seconda guerra mondiale e proprio questa ambientazione li rende insuperabili. Così Istanbul è tutto quello che, nella nostra fantasia, vorremmo fosse: i minaretti di Sinan che puntellano il cielo, il ponte di Galata bolgia umana, i taxi che girano freneticamente per piazza Taksim, le barche e i traghetti inseguiti dai gabbiano che affollano il Bosforo. Un drink al caffè Pierre Loti, i venditori ambulanti fastidiosi come zanzare, le donne velate uscite magari da vecchi harem, una partita a domino guardando la mosche Mecidiye sovrastata dal ponte di Ataturk.

Sullo scenario da film degli anni quaranta ("Casablanca" per non farci mancare nulla) "Omicidio a Istanbul"  ci mostra quanto il mondo sia lungo e largo, con le sue svariete storie, le origini, il susseguirsi del tempo, le vittorie e le sconfitte, i drammi dell'uomo, il corso senza metà della vita senza alcun riparo dalle casualità di ogni giorno, il dolore fisico e quello mentale, l'intensità di colpa e perdono che diventano una cosa sola.

"Senza speranza e senza nessun dio come si può vivere nel mondo" sosteneva Graham Greene come se il mistero fosse al di là di ogni umana soluzione. Così "la giustizia è di frontiera", fa dire Kanon all'uomo d'affari Leon Bauer mentre noi sappiamo che una guerra non è mai finita. Ne prepara sempre un'altra.