Joe R. Lansdale

Joe R. Lansdale L’anno dell’uragano


Einaudi, Super ET, Traduzione di Umberto Rossi, pp. 136, € 10,00 Letteratura Straniera | Narrativa Straniera

12/06/2022 di Franco Bergoglio
Nella prefazione italiana a L'anno dell'uragano, Joe Lansdale spiega che la storia tratta di crimine e sport e che – a suo dire- è scritta anche piuttosto bene. Il mestiere di recensore in questo caso in pratica termina qui; anche perchè andare a contestare la validità dell’assunto a uno come Lansdale, che è esperto di boxe e arti marziali varie (pare abbia pure inventato una sua disciplina), non è consigliabile alla salute.

Se vogliamo la storia ha del biblico, con la ricca, ma corrotta e ancora semi-schiavista, città portuale del Texas Galveston da un lato e dall’altro l’ira divina che si esprime nei panni di un uragano forza 5. La bella Galveston, in grado di rivaleggiare con New York in splendore, rappresenta una sorta di Sodoma e trova il suo fuoco purificatore nella potenza distruttrice delle acque. Lansdale nell’introduzione ricorda che in quel periodo -il fatto storico si colloca nell’anno 1900- non si era ancora soliti dare un nome a quel tipo di eventi meteorologici e di conseguenza questo uragano lo battezza lui: “Dio”. Mentre si addensano le nuvole, una folla di personaggi entra in scena a rappresentare tutta la popolazione di questo microcosmo dalle ore contate.

Su tutti si ergono i due protagonisti, che per buona parte del racconto si fronteggiano da lontano. Proprio
come due avversari che si allenano nei rispettivi campi. L’incontro di boxe mette di fronte la giovane promessa nera della boxe «Lil» Arthur e John McBride: un pugile professionista talmente malvagio da sembrare un personaggio dei fumetti popolari d’antan. (Ricordiamoci anche che Lansdale ha sceneggiato dei comics).

Ottime le scene in cui Lansdale descrive la tecnica del pugilato. Il ring diventa, come è spesso stato, un concentrato violento delle tensioni razziali americane, un quadrato “sociologico” dove le corde delimitano un mondo perverso che non riesce mai a purificarsi diventando davvero solamente sport. Nonostante la distruzione sia già scritta con l’arrivo del diluvio che incombe in ogni pagina, la storia offre la propria dose di colpi di scena fino all’inaspettato finale, che offre una ricomposizione molto diversa da quella attesa, eppure molto “americana”.

Colonna sonora: una famigliola nei momenti più drammatici dell’uragano ascolta un disco di gospel su un fonografo Edison mentre il livello dell’acqua sale fino al soffitto della loro casa. Se volete qualcosa di più agitato pensate a questo: «Lil» Arthur, lo sfidante non è altri che il mitico Jack Johnson, primo pugile nero
a vincere il titolo dei pesi massimi, figura mitica del pantheon afroamericano.

Potete leggere il libro ascoltando l’omaggio jazz-funk di Miles Davis A tribute to Jack Johnson (1971).


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