Henry Wise

Henry Wise Holy City


Carbonio Editore, 2024, traduzione di Olimpia Ellero, 345 pagine Euro 19,50 Narrativa Straniera | Romanzo

26/11/2024 di Eliana Barlocco
Holy City è il romanzo di esordio di Henry Wise edito in Italia da Carbonio per la traduzione di Olimpia Ellero. La storia, ambientata in Virginia tra Richmond e la contea di Euphoria, narra le vicende di Will Seems, vicesceriffo, che si trova a indagare sulla morte di un ragazzo nero, Tom Janders, e sul suo presunto omicida. Una vicenda cupa dove la giustizia fatica a emergere, sotterrata da un cumulo di menzogne in cui occorre scavare, facendo i conti, oltre che con se stessi, anche col passato di una intera comunità: “Pareva che la gente del luogo vivesse nell’ombra della sconfitta, autoinflitta ed ereditata. I bianchi avevano avuto la loro causa persa; i Neri, la schiavitù.”

Ogni personaggio è incatenato all’altro, legati dagli accadimenti di un passato che mai è stato affrontato e che, giunto al culmine, esplode in un presente fatto di autodistruzione, autocommiserazione, perdizione, nel senso di perdita della propria anima. Will stesso ne è un esempio, ma ognuno è alla ricerca di quella parte di sé che gli è stata tolta da qualcun altro nel corso della vita in questa landa sperduta che, ironicamente, si chiama Euphoria: “...tutti qui possono vedere che sei combattuto, e ‘una casa divisa contro se stessa non può reggere’. Voi bianchi avete il lusso di fare quello che ritenete giusto, andarvene a casa e chiudere la porta sulla storia che celebrate e pensare di poter vivere la vostra vita al di fuori di essa. Pensate di avere il lusso di andare e venire. Ma nessuno ha così tanta libertà. Anche tu fai parte di tutto questo”.

Il potere sulla vita e la morte viene esercitato in maniera spregiudicata, il ricatto sta alla base della società. Tutti sono ricattabili e in questa melma Will cerca di trovare una via d’uscita,  tentando di risorgere dalle ceneri del proprio passato e dalle azioni che ritiene di non aver avuto il coraggio di fare. Ma non sempre rimestare nel torbido fa uscire acque più limpide e spesso pescare nelle ombre profonde della propria esistenza porta a una dolorosa e devastante presa di coscienza: “Aveva l’impressione di aver vissuto un’intera vita a cercare qualcuno e di essersi trovato alla fine al punto di partenza, solo che quel punto di partenza era cambiato, e lui no. Non c’era nessun posto a cui tornare.”

Ma l’essere umano è una creatura che si evolve rimanendo comunque ancorato al passato, felice o triste che sia, cercando tra le pieghe della memoria una risposta che dia un senso alle proprie angosce: “Sconfitta, perdita e resa potevano essere un dono; potevano essere un’ancora di salvezza in una vita altrimenti troppo libera e priva di ostacoli per riuscire a sopravvivere.”

 Henry Wise (1982) si è laureato al Virginia Military Institute e ha conseguito un Master of Fine Arts all’Università del Mississippi. Scrittore eclettico e appassionato di poesia e fotografia, i suoi lavori sono stati pubblicati su “Shenandoah”, “Nixes Mate Review”, “Radar Poetry”, “Clackamas” e altre importanti riviste, fra cui la pluripremiata “Southern Cultures”. Holy City è il suo esordio letterario.