Heinz Rein Berlino. Ultimo atto
Sellerio, 2017 Narrativa Straniera | Romanzo | romanzo storico
02/06/2017 di Corrado Ori Tanzi
Dalla capitale intanto escono odori sempre più nauseabondi, rumori di morte da sopra, da sotto, dai lati. I fuoriusciti devono ancora nascondersi perché di pali delle fermate di tram e autobus liberi e pronti per le impiccagioni ce ne sono ancora parecchi. Gerarchi e Gestapo, se possibile, mostrano un volto ancora più pericoloso. Gli alleati avanzano, ma spie e delatori continuano a confondersi dentro il magmatico gruppo sporco dei sopravvissuti. C’è chi sabota, chi agisce con la propaganda, chi si ritrova emarginato dopo che la sua testa si svuota man mano di anni di bombardamento ideologico, chi continua a entrare e uscire dal carcere. E ci sono gli appelli sempre più surreali del potere nazista che, dalle vene del bunker sotto la Cancelleria, ha perduto ogni contatto con la realtà (se mai lo ha avuto, ma questo è un altro libro).
Scritto nel 1947 e passato in cavalleria senza troppi indugi, Berlino. Ultimo atto (volumone di quasi 900 pagine) scritto da Heinz Rein, professione giornalista sportivo, è una delle testimonianze di narrativa pura più profonde che la letteratura è stata in grado di creare focalizzando lo sguardo e il respiro sugli ultimi spasmi di un’idea, di un gruppo di potere e di una città. La vita quotidiana che cammina a fianco della catastrofe, la liberazione prossima ventura che dell’orrore preserverà certi e indomabili rumori di dolore e sopraffazione, il sangue di una popolazione vinta che continua a scorrere e a produrre nuova vita nonostante tutto. L’inferno in presa diretta. Con i suoi risvolti tragicomici. L’Impero Millenario è durato dodici anni. Mentre le bombe dai cieli distruggevano il distrutto, le donnette nel bunker ballavano sui tavoli col bicchiere in mano. Fuori, solo formiche impazzite.
Heinz Rein: Berlino. Ultimo atto, Sellerio, 896 pagg., 18 euro.
Corrado Ori Tanzi
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