Gian Luca Favetto

Gian Luca Favetto A undici metri dalla fine


Mondadori, 2002, € 7,20

di Andrea Balestri
E’ un libro che parla di calcio, anche se il tema sportivo è solo apparentemente il filo conduttore della storia. Il vero baricentro è la passione per la vita che anima Valerio, l’anziano (calcisticamente parlando) portiere di una squadra che milita nel campionato di Eccellenza. La passione di Valerio va oltre quella puramente sportiva, comunque forte, e abbraccia i gesti quotidiani, l’amore e l’amicizia vissute con una sensibilità superiore all’ordinario. D’altronde il ruolo del portiere in una squadra di calcio è un ruolo particolare, una scelta poco comune fatta da persone solitamente sopra le righe, ed è così anche per Valerio.
Se l’autore intendeva, scrivendo questo libro, far percepire al lettore il significato della parola passione, beh, credo che sicuramente questo scopo sia stato raggiunto. Attenzione, non si tratta di quel tipo di passione fanatica che può animare per esempio un tifoso di calcio, si tratta di una passione che è amore per i gesti e la ritualità del calcio e dell’esistenza stessa.
La storia comincia in una delle tante domeniche in cui si gioca una partita del campionato, e succede che, come già tante altre volte, viene fischiato un calcio di rigore contro la squadra di Valerio. In questo caso quei momenti infiniti che intercorrono dal suono del fischietto dell’arbitro al sincopato rumore del calcio sferrato dall’attaccante al pallone, posto a undici mitici metri dalla riga di porta, si dilateranno in un tempo smisurato privo di dimensione. E in questo luogo indefinito Valerio verrà sommerso da ricordi e pensieri che si aggroviglieranno in un apparente caos fatto di ricordi di infanzia, momenti di gioia e sofferenza, amore e illusione.
A volte alcune delle metafore usate, seppur non originali e un poco scontate, vengono dosate con sufficiente maestria per far sì che la banalità rimanga comunque lontana durante la lettura. Man mano che le pagine scorrono cresce l’attesa per l’esito del rigore, per l’esito della vita del protagonista, cresce insomma la classica curiosità per il come finirà. Curiosità che a dire il vero, a volte si spegne a causa di descrizioni un poco prolisse e situazioni tediose, ma rimane il pregio di riuscire ad animare una storia attraverso la descrizione di una comune normalità.