Gerbrand Bakker

Gerbrand Bakker Quelli che restano


Iperborea, 2024, traduzione di Elisabetta Svaluto Morcolo, 311 pagine, 19 euro Narrativa Straniera | Romanzo

21/09/2024 di Laura Bianchi
Nuotare avanti e indietro, nell'acqua tiepida e rassicurante di una piscina, guardando dalle vetrate le stagioni mutare. 

Tagliare i capelli, per anni, decenni, e intanto vedere la vita scorrere.

Bere Oude Rutte in una residenza per anziani, e cercare col gin di dimenticare il dolore.

Riempirsi di impegni, aiutare gli altri, e superare la solitudine.

Fuggire dalle responsabilità, e pensare "Chi vivrà vedrà", per ignorare il tempo che passa.

O scrivere, navigando su internet, per ricostruire un passato che si biforca costantemente in innumerevoli destini.

Gerbrand Bakker, nel suo recentissimo romanzo Quelli che restano (Iperborea), incrocia queste scelte di vita - o di sopravvivenza - con un romanzo sorprendente, a volte smaccatamente realistico, altre metaletterario, disegnando personaggi indimenticabili. Innanzitutto, Simon, parrucchiere di Amsterdam, con un passato da nuotatore e un presente da maniaco della routine, che infrange solo con qualche sbronza e qualche incontro occasionale, finché, alla vigilia dei quarant'anni, non decide di cercare in internet quello che Anja, la madre, non riesce a confidargli: la dinamica del tragico incidente aereo a Tenerife in cui pare sia morto Cornelis, il futuro padre di Simon. Questi aveva deciso di fuggire ancor prima della nascita del figlio, una domenica, senza lasciare traccia di sé, e la madre non ha mai voluto indagare se ci fosse anche lui tra le vittime accertate. Il nonno di Simon, in una casa di cura, è l'unico a mantenere vivo il ricordo dell'accaduto, e il nipote si dimostra sempre più coinvolto nella rete di memorie familiari, forse vedendola come l'unico modo per comprenderne il senso.

Nella trama, Bakker innesta una serie di vicende parallele, che sembrano irrisorie, ma che invece si dimostrano fondamentali per scavare a fondo nella sua intenzione: presentare un lutto collettivo e il suo frantumarsi in miriadi di dolori individuali, vissuti singolarmente in modalità diverse, ognuna alla ricerca di una sua dignità e plausibilità, per superare la solitudine esistenziale, anche solo per un momento. Il corpo che ci portiamo appresso, in cui la nostra coscienza è come rinchiusa, deve poter essere uno strumento per esprimere la forza del vivere. A tale scopo, risultano illuminanti, per la potenza metaforica che racchiudono, le scene che l'autore presenta nella piccola bassa piscina, in cui nuotano, una volta la settimana, alcuni ragazzi e ragazze disabili, aiutati da Anja e da Simon (a cui la madre ha chiesto di sostituire un'amica, partita proprio per Tenerife). I giovani sembrano vivere misteriosamente l'attimo, chiusi nel silenzio dei propri corpi, da cui escono solo gesti inconsulti e impulsivi, versi, o frasi incomprensibili o irrelate, eppure indicano - alla madre, al figlio, a noi lettori - una via per esistere più pienamente di quanto non facciano i nuotatori nella piscina dove Simon è solito macinare una vasca dopo l'altra, imitando Popov, il proprio idolo di ragazzino.

Sarebbe riduttivo definire l'orientamento sessuale del protagonista come dirimente per la comprensione del messaggio sotteso al romanzo; tuttavia, l'ambiguità del comportamento di Simon, e dei due uomini con cui ha una seppur breve relazione, suggerisce un'ulteriore chiave interpretativa. Il protagonista è omosessuale, e lo è anche lo scrittore che sta conducendo ricerche parallele a quelle di Simon sul disastro aereo; al punto che, a un certo punto della storia, al lettore viene presentato un racconto nel racconto, forse opera dello scrittore, fondato sull' "E se...?", su una sliding door che resta incerta, sospesa, sottintesa, rendendo il tutto ancora più intrigante.

I nostri corpi, le nostre scelte, il labirinto esistenziale, la solitudine in cui ci dibattiamo e che cerchiamo di esorcizzare: e se avessimo aperto, se aprissimo, porte diverse nel nostro quotidiano, cosa accadrebbe? Bakker non dà risposte, ma pone domande. Come la grande letteratura può, sa, deve fare.


 
 

Gerbrand Bakker: Nato nel 1962, è considerato uno dei più raffinati scrittori olandesi contemporanei. Tradotto in tutto il mondo, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come l’International IMPAC Dublin Literary Award per C’è silenzio lassù (Iperborea, 2010), il suo romanzo d’esordio, che è stato anche adattato per il teatro e per il cinema, e l’Independent Foreign Fiction Prize 2013 per La deviazione (Einaudi, 2015). Iperborea ha pubblicato anche Giugno (2012).