Eros Alesi Che Puff
Stampa Alternativa Letteratura Italiana
04/11/2016 di Giuseppe Catani
Che Puff ebbe un percorso difficile. Vide per la prima volta la luce nel 1973, quando fu inserito all’interno di “Almanacco dello specchio”, rivista di letteratura allora pubblicata da Mondadori. Stroncato da Pier Paolo Pasolini (“Non ho nessuna particolare pietà per questo disgraziato ragazzo, debole e ignorante, che è morto per la stessa ragione per cui si fanno crescere i capelli”), fece di nuovo capolino sei anni più tardi tra le pagine di “Poesia degli Anni Settanta”, curata da Antonio Porta.
Ora Che Puff ricompare nella collana “Millelire” di Stampa Alternativa e, per la prima volta, viene pubblicata come opera a sé e non all’interno di un'antologia. C’è da dire che la sua forza è rimasta la stessa. I richiami alla droga e all’autodistruzione, le urla liberatorie, l’invito a cogliere (e bruciare) ogni attimo di vita, la realtà che non esiste sono gli elementi di una poetica presa a schiaffi da un ritmo incalzante, percorso da invettive feroci come da improvvisi momenti di tenerezza. “Il treno della pazzia, della tossicomania, dell’allucinazione, dell’alcoolismo effettua 3 fermate obbligatorie (…), che il capolinea è la stazione di concime, cenere, polvere, soggetta a metamorfosi di forme e ordini di vita”. Aveva capito tutto quel capellone drogato, eppure non è mai stato sfiorato dall’idea di fermarsi. Nemmeno per un attimo.