Emmanuel Carrère L’avversario
trad. it. di Eliana Vicari Fabris - Einaudi, Torino 2000, pp. 161, € 10,33
di Gianni Trapletti
Un mondo di bugie che s’incrina, l’ombra dei dubbi che qualcuno avanza, il buio di domande sempre evitate e che finalmente vengono poste… un castello di carte che crolla drammaticamente. Romand uccide la moglie a randellate, con una carabina ammazza i figli e i genitori, tenta di strangolare l’amante, infine prova inutilmente a suicidarsi. Arrestato, verrà ritenuto dai periti psichiatrici in grado di intendere e di volere, sottoposto a giudizio e condannato all’ergastolo. Carrère, scrittore già di suo ossessionato dal problema dell’identità personale nel circuito dei rapporti intersoggettivi, scopre l’incredibile vicenda del presunto dottor Romand e della sua ombra scurissima, prende contatto con l’omicida e finalmente condensa in questo libro un itinerario alla ricerca di un uomo che, se esiste nascosto sotto le bugie socialmente accolte, per diciotto anni ha atteso immobile, prima di sterminare chi aveva la possibilità di riportarlo alla luce del sole. Il finale è non meno inquietante della tragedia che lo ha preceduto: il carcerato Romand, avvicinato da alcuni volontari cristiani, assume le pose della vittima sacrificale che sostiene coraggiosamente le ingiurie della malvagità del mondo. Ma si tratta di una evoluzione personale, maturata nella consapevolezza di una vita dissipata nella menzogna, oppure è il nuovo travestimento dietro cui si cela l’avversario, lo sconosciuto?