
Dejan Enev Circo Bulgaria
Bottega Errante Edizione, collana Radar, 2023, Traduzione: Giorgia Spadoni, 335 pp., 20 euro Narrativa Straniera | Racconti
23/10/2024 di Eliana Barlocco
Si affacciano sull’arena, attraversando le cortine del tempo di una vita che non sempre è stata loro favorevole. Tratteggiati da una scrittura asciutta e al contempo illuminata dall’utilizzo di immagini metaforiche intense (“Il suo casolare di mattoni crudi somigliava a una zucca conficcata nel terreno” e ancora “Il viso di mio padre assomigliava a una grande luna che appariva e scompariva dietro le nuvole”). Dejan Enev appare il domatore indiscusso di questa varietà di soggetti: giocolieri, equilibristi, clown che si arrabattano a vivere in un paese in cui rimangono poche consolazioni, dove la sopravvivenza si fa resistenza. Le pagine scorrono imbevute della proverbiale malinconia, tipica dell’anima slava, che vira spesso verso un’amara e cruda ironia.
Eppure, non tutto risulta perduto e da questa melanconia emerge un invito a percepire l’essere, a guardare chi ci circonda, ad annotare le sfumature e i colori cupi o vividi che siano della vita. Perché attraverso la stessa sofferenza o l’improvvisa gioia si può percepire il battito del mondo: “Provate a guardare il sole con gli occhi spalancati. Non vedrete nulla, no. Ma attraverso la coltre, la foschia delle lacrime? Attraverso il limpido battito della palpebra mentre ridete. Allora sì che si riesce a guardare il sole occhi negli occhi. Provateci.”