David Brun-lambert

David Brun-lambert Nina simone – una vita


2008, Kowalski Biografie | Musica

di Christian Verzeletti
Nina Simone: la sacerdotessa del soul? La messaggera del movimento black? La diva nera? Oppure la pazza furiosa? La star insopportabile ed autolesionista?
Chi era Nina Simone? Ce lo racconta David Brun-Lambert a soli cinque anni dalla scomparsa di questa signora – in realtà sembrano molti di più perché per lei la discesa artistica e la caduta negli inferi erano cominciati parecchio prima.
Il giornalista e produttore radiofonico riesce a mettere ordine nell’esistenza di questa tormentata icona nera, più di quanto abbia fatto lei stessa nella sua autobiografia, ma soprattutto delinea in modo approfondito il carattere tormentato e perennemente diviso del suo essere donna/musicista.
Sin dalle pagine dedicate all’infanzia, ci viene presentata una personalità scissa, quella di una bambina prodigio, costretta ad essere un talento al pianoforte classico: una ragazzina di colore che strabilia in una musica per eccellenza bianca. Solo che poi crescendo ripudia il genere, sposa la causa del soul, del jazz, del blues e del movimento dei diritti civili, trovandosi rifiutata dalla famiglia che vede profanato il proprio sogno di avere in casa concertista classica. Questa è solo la prima delle spaccature vissute da Nina Simone nella sua esistenza.
E sono proprio queste spaccature che hanno aumentato il senso tragico dell’artista, che le hanno conferito una forza interiore così drammatica. Nina Simone ha vissuto di spaccature, fino a quando ad un certo punto ha cominciato lei stessa a provocarne di sue, folli ed autodistruttive.
Brun-Lambert è bravo a contestualizzare ogni frattura sia quelle private, come il rapporto conflittuale col marito-manager, sia quelle pubbliche, come l’impegno a fianco dei movimenti neri, poi tramutatosi in una cocente delusione (interessante comunque la presentazione dell’America di Martin Luther King, di Marcus Garvey, di Malcom X e delle Pantere Nere)
L’autore si schiera a fianco di Nina nella sua crescita musicale, ma offre una chiave di lettura obiettiva che non maschera difetti, crisi isteriche e atteggiamenti discutibili: sono ben documentate anche le fughe, da quella in Liberia a quelle in Svizzera, senza mai scadere nel gossip nemmeno quando si dà notizia degli scandali.
Ad emergere è la forte africanità di Nina Simone, una sorta di animalità reale che non ha trovato la sua libertà, che è stata realizzata solo parzialmente, sia come artista che come moglie, sia come amante che come madre, sia come donna che come persona in generale.
Alla fine leggendo questa biografia si intuisce da che cosa scaturivano quei momenti di trance in cui Nina Simone ipnotizzava il pubblico rimanendo immobile in assoluto silenzio davanti alla platea. Era la forza di una persona che cercava sul palco di catturare tutto ciò che gli sfuggiva nella vita.