Daria Addobbo - Gino Castaldo

Daria Addobbo - Gino Castaldo This hard land. Sulle strade di Springsteen


Jaca Book Musica | Fotografia

07/12/2019 di Franco Bergoglio
Sicuramente quello costruito in tanti decenni di carriera da Bruce Springsteen è uno degli immaginari più vasti del rock americano. Le sue storie hanno il sapore dell'umanità in movimento attraverso tempi lunghi e spazi sconfinati. Il libro si addentra in questo racconto, lavorando in parallelo su parole e immagini provenienti dal mondo Springsteeniano, restituendo un’opera di fascino penetrante.

L’impianto di base è semplice: gli autori individuano alcuni temi cruciali che tagliano trasversalmente i testi delle canzoni di Springsteen e le fotografie ne costituiscono il possibile controcanto.

Gino Castaldo porta in dote la propria voce di decano della critica e del giornalismo musicale italiano e racconta i retroscena dei brani, entra nell'immaginario, spesso e volentieri lascia la parola direttamente ai testi del Boss. La fotogiornalista Daria Addabbo approda a questo lavoro partendo dal reportage Sulle tracce di Tom Joad (2015) in cui ha ripercorso l’itinerario della famiglia protagonista di Furore di John Steinbeck lungo la Route 66. Siamo al nucleo pulsante del mito americano: quello dove l'utopia incontra la sconfitta, dove i sogni californiani si popolano di incubi, dove la propaganda si schianta contro i propri limiti. Tutti argomenti che il boss ha esplorato in maniera convincente. Si snodano sette capitoli tematici: My Hometown Il lavoro , La NotteLa StradaTunnel of LoveThe Promised LandIl Sogno.

Di rilievo, per le immagini e per le parole, il capitolo dedicato al lavoro. Perché, scrive Castaldo: “nessuno come Springsteen ha incarnato meglio il verso che John Lennon cantò nel 1970: A working class hero is something to be. Bisogna essere un eroe della working class, appunto, e molti eroi del rock lo sono stati, va detto, incarnando il riscatto da una provenienza umile…”. E Lui il lavoro lo ha cantano nel corso degli anni, cronista della fatica della quotidianità, (Reason to Believe, Working on the Highway), dei drammi sociali che si scatenano quando chiudono le fabbriche (Johnny 99). E poi la strada, punto fermo sia della narrazione americana ufficiale sia della controcultura, e quindi, inevitabilmente, la presenza delle macchine, altro ingombrante simbolo della provincia USA industrializzata; quindi abbiamo la Chevrolet e, in particolare, una seconda icona che compare in ben due titoli: Pink Cadillac e Cadillac Ranch. “Le strade del boss hanno bisogno di automobili, che sono a loro volta totem, feticci, simboli metallici, macchine da suicidio, contenitori di amore, sesso ed emozioni, con dettagli di parafanghi luci, borchie cromate, ali slanciate, carrozzerie spavalde da indossare come armature da combattimento”, spiega Castaldo.

Se le parole raccontano i brani e i loro riferimenti culturali, le fotografie aggiornano alla quotidianità quel racconto, raccontando il New Jersey di oggi: un mondo fatto di solitudini, di culture e geografie diverse (a quella wasp oggi si aggiungono quella latinoamericana, l’asiatica, quella dell’Europa orientale), che abitano luoghi da poco raggiunti, mossi dai residui del vecchio sogno dell’America delle opportunità e inconsapevoli delle macerie del vecchio mondo springsteeniano ormai tramontato. Per questo le immagini del libro –splendide - hanno tutte, almeno per chi scrive, il retrogusto amaro del sogno svanito in un brusco risveglio. Chi ama il Boss potrà sfogliare le pagine facendo paralleli e considerazioni, riandando con la memoria alle proprie melodie preferite, ma questo volume è particolarmente utile a chi non lo conosce e vuole capire quel che è avvenuto dopo la sua poesia, quanto è diversa la contemporaneità che stiamo attraversando in questo preciso istante.