
Christopher Cook Robbers
Einaudi
di Luca Valzania
Robbers è un romanzo che inzia e si dipana piuttosto lentamente, proprio come uno di quei blues (Robert Johnson su tutti) suonati da Eddie, migliore amico - del resto si conoscono addirittura da un paio di settimane - di Ray Bob. Entrambi sono in fuga, come se avessero un Hellhound On 'Their' Trail. Da cosa, però, non viene approfondito: l'importante, più che le motivazioni recondite, sembra essere l'atto in se.
Tra 7-Eleven svaligiati, paesaggi texani in odore di razzismo e paludi che tanto ricordano il Creedence sound (peraltro, se ben ricordo, i Creedence non vengono mai citati), ai due si aggiungerà ben presto una terza figura, femminile, anch'essa in fuga da un passato sentimentale disastroso, brandelli di famiglia alla deriva e - non poteva mancare - un delitto. Al loro inseguimento: un ranger texano con - sembra essere una costante - una famiglia a pezzi, un passato da dimenticare e un presente non granchè promettente; un vice-sheriffo in forte stato di 'delirio mistico in forma di arma da fuoco', la cui moglie è stata uccisa dai fuggiaschi.
Per restare sulla similitudine musicale, il libro in questione ha la forma di un brano che, di strofa in strofa, si arricchisce di nuovi personaggi e nuove situazioni, fino all'inevitabile giro di chitarra finale. Paragonato, forse per la vena psicotica di fondo che lo pervade, a Natural Born Killers, Robbers in realtà è un romanzo in cui, accanto all'elemento più splatter, ce n'è anche uno, piuttosto forte e ricorrente, di indagine psicologica sui singoli personaggi. In altre parole, psicopatologia da una parte ma anche psicologia dall'altra.
Se avete voglia di uno scritto che mischia buona musica statunitense, atmosfere southern, scenari grotteschi e personaggi che sembrano caricature...reali, quello che James Ellroy ha definito "il mio genere di libro" potrebbe fare al vostro caso.