Charlotte Perkins Gilman La carta da parati gialla e altri racconti
Edizioni Lorenzo De` Medici Press, 2024,Tradotto da Kristi Veseli, pp 44, euro 13 Narrativa Straniera | Racconti
20/07/2024 di Eliana Barlocco
Tutti hanno per protagoniste delle donne: alcune forti, altre più delicate, tutte determinate a trovare un posto nel loro mondo, a realizzarsi attraverso l’impegno fuori casa. La stessa Perkins Gilman aveva teorizzato, in un suo saggio, come uscire dalle mura domestiche rappresentasse un modo per affermarsi in quanto essere umano.
Il suo racconto più celebre, che dà il titolo alla raccolta, viene pubblicato nel 1892. Ispirato dalla depressione post partum della stessa autrice e dalla relativa cura messa in atto, è costruito sull’ossessione della protagonista che cresce in maniera esponenziale tra le pagine, fino a esplodere in un delirio conclamato; definendo così anche la lacerante sensazione di doppio che forse lei si è trovata a vivere, combattuta tra l’essere madre e l’enorme responsabilità che ciò comporta. Allargando la prospettiva, si potrebbe affermare che questo squarcio dell’animo possa essere letto anche come il sentirsi imprigionata tra la routine di una vita famigliare imposta e la ricerca di una libera affermazione del sè.
Gli altri racconti mettono in evidenza proprio la volontà e capacità di scelta che le protagoniste si trovano a effettuare. Ma, al di là delle argomentazioni più o meno declinate al femminile, la scoperta e la lettura di Perkins Gilman sono una vetrina su una società in evoluzione e in fermento e un modo per capire la strada, lastricata di scelte dolorose e magari poco comprensibili ai più (ad esempio, l’allontanamento dalla figlia per dedicarsi al sociale), affinchè “le donne, tutte le donne...potessero rendersi conto della propria femminilità, del proprio potenziale,...del proprio posto nel mondo...si rendessero conto del loro dovere di essere umani, così da vivere a pieno nella vita, nel lavoro e nella felicità!”
Charlotte Perkins Gilman nacque a Hartford, nel Connecticut, il 3 luglio 1860. La sua vita fu segnata da una serie di eventi: la perdita del fratello, l’abbandono del padre che le aveva trasmesso il piacere della letteratura, il precoce matrimonio con la nascita di una figlia, il seguente divorzio e l’impegno nel sociale, un nuovo compagno e la sua morte improvvisa, infine la malattia terminale e la decisione di togliersi la vita nel 1935. Parte della sua esistenza fu dedicata alla causa del riscatto femminile, inteso soprattutto come evoluzione della persona dalla condizione di subalternità economica e sociale (occorre ovviamente collocare la sua attività nel periodo storico in cui è vissuta). Pronipote di Harriet Beecher Stowe, socialista fabiana e sostenitrice del suffragio femminile, volle dedicarsi, dopo un’infanzia tormentata, all’analisi dei problemi economici e sociali dei gruppi meno favoriti, e in particolare dei bambini e delle donne, che fece oggetto di numerosi saggi, come Le donne e l’economia (Women and economics, 1898) e di poesie, romanzi, racconti. Il più famoso, La carta gialla (The yellow wallpaper, 1892), è il resoconto, sottilmente autobiografico, di un lucido quanto ineluttabile «viaggio» verso la follia. Originale elaborazione del romanzo utopico è Terradilei (Herland, 1915), in cui s’immagina un mondo abitato da sole donne. La G. lasciò anche un’autobiografia (The living of Ch.P.G. An autobiography, 1935), pubblicata dopo che l’autrice, coerente con i propri ideali laici di rispetto della persona umana, aveva scelto il suicidio con il cloroformio per non arrendersi alla malattia.