Benjamin Lebert L’ultimo treno della notte
di NADIA BUFFERI
La narrazione fino a pagina 70 é stanca, stenta a decollare, i protagonisti si « trascinano nella storia », di per sé l’idea di questo dialogo notturno su di un treno per Berlino non é male, ma il lettore rischia di stancarsi. In Germania il libro ha riscosso un notevole successo, e l’autore (giovanissimo) é gia alla seconda opera ; lo stile di scrittura é semplice, senza tecnicismi o incursioni nell’alta letteratura, ma questo non stona, anche perché é una storia di giovani, ed il linguaggio risulta appropriato (buon lavoro di traduzione di Cinzia Cappelli).
Alcuni slanci filosofici sono un po’ eccessivi, ed alcune riflessioni sono - tirate per i capelli -
Va sottolineato, comunque, il clima di ansia costante che permea tutta l’opera, una tensione narrativa in crescendo, che esprime bene il disagio interiore dei due ventenni, che in questa lunga scarrozzata per Berlino s’incontrano.
Henry letteralmente investe Paul con un fiume di parole, lasciandolo ai margini di una storia alla quale deve per forza assistere, i dialoghi sono buoni, considerando che l’autore ha 22 anni.
A partire da pag. 70 il libro comincia a catturare, Lebert si mette a scrivere davvero, e l’azione inizia a farsi ritmata ed avvincente, anche se il finale risulta quasi prevedibile ed il passato recente di Paul risulta al limite dell’inverosimile.
Forse un po’ stereotipato, un po’ - leccato - per piacere, e po’ ammiccante.
In conclusione un libro discreto di uno scrittore osannato in patria, un po’ sopravvalutato. C’é di peggio in giro, di molto peggio, ed in Italia libri del genere (scritti meglio) se ne trovano. Consigliato a metà.