August Strindberg Il Capro Espiatorio
Carbonio Editore, 2023, traduzione di Franco Perelli, 162 pp, 15 euro Narrativa Straniera | Romanzo
02/04/2023 di Eliana Barlocco
La storia racconta un frangente dell’esistenza dell’avvocato Edvard Libotz, che, trasferitosi in una nuova città, cerca di costruirsi una rinnovata vita. Sulla sua esistenza pende una sorta di maledizione, quella cioè di risultare la valvola di sfogo di chi gli gravita attorno, siano essi familiari, pseudo amici, oppure semplici clienti.
Egli rappresenta una sorta di grimaldello con cui scassinare porte più o meno pregiate, che conducono verso la redenzione, e a cui rimane l’ingrato compito di attrarre a sé tutto il male del mondo, e pertanto di essere additato come vittima su cui lasciare abbattere la sventura. Accanto a Libotz, che “era condannato a soffrire per sé e per gli altri, e la gente sentiva una specie d’impellente dovere di contribuire all’adempimento della sua sorte, torturandolo”, si muovono un oste, Askanius, ambizioso fino alla rovina (“non era un comune essere umano. Di fianco alle sue buone qualità allineava il più elevato soggettivismo, l’autoritarismo e la presunzione”), e un commissario, Tjärne, intrigante e maneggione, “creato come un serpente, sembrava in grado di intrufolarsi in qualsiasi buco solo che c’infilasse il capo”.
Nell’introduzione al libro Franco Perelli (che ne è anche il traduttore) cita una lettera di Strindberg scritta in contemporanea alla stesura del romanzo, in cui egli stesso dichiara: “La solitudine si rinserra attorno a me...Non ho nulla da dire, nulla da filosofeggiare, visto che il presente divora tutto”. In realtà, in poco più di centosesanta pagine, l’autore intesse una ricca melodia, in cui la sua visione dell’uomo viene esplicata attraverso quella triade umana: una terzina, che si intreccia, si rincorre, si dibatte in un presente che “divora tutto”, lasciando però un margine di libertà, a chi accetta pazientemente il proprio destino.