Amarilli Gastaldi Elena Carrisi
Piombino, Edizioni Il Foglio 2005 - pagg. 75, € 5.00 Racconti
di Francesca Vezzoli
Elena è una diciottenne problematica, una “quasi adulta” ancora adolescente perché troppo impegnata a trovare rimedio alla mancanza dell’affetto dei suoi. Come tante ragazze della sua età appare inaccessibile ai genitori, una coppia semplice che crede di non aver nulla da rimproverarsi, se non d’aver adempito al proprio “dovere”: avere una figlia a posto, educata secondo sani principi, alla quale poter offrire qualche agio. Non tutto però è come ci si aspetterebbe. Il nucleo familiare non è unito e i fragili equilibri si spezzano definitivamente con l’arrivo di una nipote orfana e malata. Questo scontro improvviso con una realtà nuova dà esito devastante: nella giovane Elena affiorano le mille contraddizioni del rapporto con i genitori ed insieme l’odio verso di loro, evidentemente incapaci di affrontare il loro compito.
L’amore e le attenzioni che mamma e papà rivolgono alla nuova arrivata, non vengono ugualmente dimostrati alla figlia naturale perché dati per scontati. Elena non è ancora in grado di capire, perciò non può che sentirsi trascurata. Se solo il padre si accorgesse dei suoi disperati tentativi di “farsi notare”! E invece niente. Anche il lettore comprende (ma gradualmente e solo entrando nella dimensione intima di Elena) che la ragazza è tormentata da piccole manie, da pensieri sempre più ossessivi e che agisce in maniera inspiegabile per realizzare un progetto che sembra poco chiaro, ma che si dimostrerà calcolatissimo. Se ogni espediente per richiamare l’attenzione cade nel vuoto, solo un gesto estremo potrà rendere Elena finalmente importante agli occhi dei familiari e al contempo libera dalla loro indifferenza.
Niente di nuovo, dunque. Così anche dal fronte delle strategie narrative e dello stile, i quali, seppur gestiti con una certa sapienza, non convincono del tutto (forse solo per la mancanza di quella che chiamerei “l’impronta dell’autrice”, ma anche per la timidezza nell’utilizzare la varietà del parlato in tutte le sue sfumature -soprattutto dalla voce di Elena-, così come nel rappresentare le scene più crude in cui si accenna allo splatter senza sbilanciarvisi). In ogni caso la capacità di intrecciare gli eventi, di unire narrazione e focalizzazione interna e di superare la linearità degli eventi merita una nota positiva. Il lettore resta completamente coinvolto dalla suspance, dalla spirale degli avvenimenti e del tempo, del passato che è presente e che torna nel futuro.
La lettura è piacevole, il testo scivola via quasi ad alludere alla banalità del dolore che racconta. Crudo è il giudizio che emerge nel rappresentare la desolazione dei rapporti umani, così facilmente incrinabili: per una storia che è già stata scritta e raccontata non sono proposti sviluppi alternativi, né chiavi di lettura nuove. Forse si chiede solo di non dimenticare.