Alison Lurie

Alison Lurie Cuori in trasferta


Feltrinelli, 1986 Romanzo | Letteratura Straniera

di Francesca Livraghi
Riscoperto tra gli scaffali di una biblioteca comunale, “Cuori in trasferta” (Feltrinelli, 1986) dell’americana Alison Lurie, è stata la mia lettura preferita di questa estate non-estate. “Foreign affairs”, titolo originale che meglio evidenzia l’intrigo sottile ed elegante che conduce la narrazione, vinse il premio Pulitzer nel 1985 ed è sicuramente all’altezza del riconoscimento.
Vinnie Miner, insegnante universitaria di letteratura inglese specializzata in narrativa per l’infanzia, si reca a Londra per portare a termine uno studio sulle filastrocche per bambini. Insieme a lei parte Fred Turner, giovane ricercatore dello stesso College, bello, attraente, complicato, inconsapevole personaggio di due mondi e due epoche, il presente e il diciottesimo secolo di John Gay. I due sono spinti dallo stesso fortissimo “desiderio di Inghilterra”, ai loro occhi così distante dalla involgarita e rozza società americana. Londra dovrebbe rappresentare un taglio netto per entrambi, lui reduce dall’abbandono della moglie, fotografa, artista non convenzionale, lei cinquantenne sola con un matrimonio fallito alle spalle, importanti successi professionali e l’unica compagnia di Fido: un cane immaginario, incarnazione e metafora dell’autocommiserazione, che la segue ovunque.

In una gelida e ventosa giornata di febbraio una donna sta imbarcandosi sul volo delle dieci antimeridiane per Londra, seguita da un cane invisibile. La donna si chiama Virginia Miner: ha cinquantaquattro anni, è piccola, scialba, non è sposata, la tipica persona che non si nota, anche s einsegna in una università della Ivy League, ha pubblicato parecchi libri e ha una solida reputazione in una disciplina emergente, la letteratura per ragazzi.

Il cane che insegue Vinnie, visibile solo alla sua immaginazione, è il suo demone famiglio, da lei privatamente soprannominato Fido, e rappresenta l’autocommiserazione. Lei se lo raffigura come un bastardo di media taglia in cui prevale il terrier gallese, col pelo bianco sporco:a volte la segue silenzioso, altre volte uggiola e ansima e le sta alle calcagna; quando è particolarmente audace gira vorticosamente cercando di farla cadere, o almeno di costringerla a chinarsi in modo da poterle balzare addosso, buttarla giù e coprirla di baci bavosi…


Ma Vinnie e Fred si trovano di fronte una città più complicata del previsto che ha in serbo inaspettati incontri sentimentali (nonché appassionatamente carnali) che segneranno le tappe di un’evoluzione personale nella migliore tradizione del “romanzo di formazione”… per adulti confusi e insicuri.
Le vicende scorrono fluide, raccontate da un'unica voce narrante che ne svela il procedere da diversi punti di vista, ma senza sovrapposizione cronologica. La struttura del libro è giocata su opposizioni e rimandi significativi che si intrecciano determinando azioni, scelte e comportamenti dei personaggi: Londra/Stati Uniti, famiglia/vita da single, conformismo/eccentricità, studio accademico/quotidianità sono i poli che guidano le vite di Vinnie, Fred e dei loro microcosmi che, con il procedere del racconto si svelano al lettore quali mondi imperfetti legati da un bizzarro filo rosso.
L’autrice dipinge con bonaria ironia i difetti di una e dell’altra sponda dell’Atlantico attraverso una satira di costume gradevole e misurata. Ne risulta un romanzo fresco e intelligente che coinvolgerà per certo chi a Londra è stato e se ne è innamorato, chi ama sognare di vite un po’ bohemien e chi semplicemente apprezza un buon libro. Si divertiranno molto le signore, ma anche i maschi di spirito.