Simone Isola E Fausto Trombetta

Documentario

Simone Isola E Fausto Trombetta Se c`è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari


2019 » RECENSIONE DOCUMENTARIO | Documentario



16/09/2019 di Silvia Morganti
Ciò che non si realizza ha il sapore terribile di qualcosa che non sarà mai. Il regista Claudio Caligari lo sapeva bene, anche se non si è mai arreso davanti alle difficoltà di vedere realizzate le sue opere: tre film ha pensato, scritto, creato e potuto vedere su pellicola; solo tre suoi film il pubblico ha potuto vedere in sala: Amore tossico (1983), L’odore della notte (1998) e Non essere cattivo (2015). Gli altri film pensati, scritti, documentati, modificati, amati li ha lasciati in eredità ad un ‘archivio’ delle fatiche, delle delusioni umane, delle paure di chi (altri, non lui) non ha voluto rischiare, delle bassezze di un mondo cinematografico che non gli ha dato respiro, ascolto, conforto, mezzi materiali, come avrebbe meritato.

Il documentario di Simone Isola e Fausto Trombetta, presentato a Venezia 76 tra applausi e commozione, segue con rigore antiretorico l’opera e la vita del regista. Non indugia sulle difficoltà, scegliendo invece di documentare partendo da ciò che gli ha dato visibilità e riconoscimento, in particolare Non essere cattivo, ma anche le altre sue due pellicole precedenti, capaci di sollevare scontri critici anche feroci.  

Colpisce la presenza in video discreta, elegante così sempre umana dell’uomo sul set e sul piano dell’esistenza. Una vita che nel film si presenta ricca di pochi rapporti, ma essenziali: in primis il legame con Valerio Mastrandrea a cui lo lega il lavoro, il rispetto, l’amicizia.  Ma anche se Mastrandrea –forse suo malgrado– primeggia per onestà e amore fraterno, è tutto un mondo particolare di persone di quel suo cinema che è rappresentato. Un cinema in salita, che non riceve nulla gratuitamente, che guarda il mondo con disincanto e con occhi senza filtri, che fatica a trovare voce, in grado però di rompere il silenzio, un cinema politico. Il suo lavoro del resto è stato in grado di leggere la realtà italiana nelle sue storture con il dilagare di fenomeni criminali o devianze, che alcuni preferivano trascurare e altri neanche ne comprendevano il portato.

Ogni parola pronunciata di ricordo o di analisi da parte dei molti intervistati (affetti, attori e operatori del settore) ha il timbro giusto, ogni tassello contribuisce a ridisegnare il quadro d’insieme, senza alcuna esigenza di esaustività; ognuno porta con sé un pezzo importante della sua eredità umana e cinematografica, conservato gelosamente nel proprio intimo che si concede alla cinepresa a volte più con il silenzio e gli sguardi che con la lingua.

Il cinema è amato da Claudio Caligari senza eguali, neanche Martino [come diceva lui] Scorsese lo ama al pari suo, eppure Scorsese lo ama davvero tanto: da questa constatazione tutto prende avvio, sviluppo ed esito. Ci sono le riprese sul set (documentate con rigore), sequenze dei film, interviste alla madre (che lascia senza parole), interventi critici, fotografie, copioni, dossier… sono cinema e vita insieme, indissolubili!

La tragedia non è quella di perdere chi se ne va a 67 anni (1948-2015) a causa di una malattia crudele, la tragedia è quella di non aver permesso di vivere a pieno le aspirazioni ad un uomo che lo meritava lungo il corso di quei 67 anni e a noi di vederne la realizzazione.

Se c'è un aldilà sono fottuto conosce ironia, serietà, rigore ed è per questo che va conosciuto.