Marc Webb The Amazing Spider-Man
2012 » RECENSIONE | Azione | Avventura | Fantastico
Con Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Denis Leary, Embeth DavidtzMartin Sheen, Sally Field, Campbell Scott,
15/07/2012 di Paolo D´Alessandro
A queste domande tenta di rispondere The Amazing Spider-Man, nuovo inizio per le avventure cinematografiche dell’Uomo Ragno, che fa carta straccia della trilogia di Sam Raimi, affrontando lo storico personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1962 in un’ottica più contemporanea e dark, vagamente debitrice al Batman di Nolan ed erede dell’ultimo aggiornamento a fumetti Ultimate Spider-Man (in realtà già abbastanza datato, è del 2000).
Impossibile non tracciare un paragone con la versione di Raimi: al tono ingenuo e scanzonato si sostituisce una visione più disillusa e opprimente, figlia del succitato zeitgeist “Ultimate-Nolan”, ma anche di una riformulazione strategica del personaggio, ora più esplicitamente proiettato verso un pubblico di teenager. Attenzione: trattasi non di “bieberizzazione”, ma di un character study più approfondito, e di un parallelo autismo tra sfera dei personaggi e mondo esterno.
Le conseguenze del distacco dai genitori segnano profondamente Peter, che torna più tormentato e introverso, complice l’interpretazione adesiva, quasi paranoica di Andrew Garfield. La caratteristica ironia del Ragnetto è offuscata da una frattura apparentemente insanabile, colmata da una curiosità che fatica a tenere il passo con l’intelligenza senza pari del ragazzo. Discorso diverso per Gwen Stacy, storica Spidey-girl, che viene completamente reinventata rispetto alle sue incarnazioni precedenti, in linea, anche qui, con Emma Stone, che ne sottolinea la determinazione e le fragilità. La chimica fra i due è garantita.
Ma “Amazing” rimane un film adolescente, com’era da aspettarsi da Marc Webb (ricorderete sicuramente (500) Giorni Insieme): l’intreccio avvolge completamente la coppia protagonista e la loro rete di affetti, ignorando l’impatto delle loro azioni sul mondo esterno -se non per diluire qualche storyline da sviluppare nei già annunciati sequel o per improbabili azioni di salvataggio collettivo (la sequenza delle gru). L’equazione “Grandi Poteri, Grandi Responsabilità”, fondante nella caratterizzazione e nella psicologia di Spider-Man, viene soltanto abbozzata, lasciando a un Peter Parker in costume una chiassosa faida personale in due atti. Prima quella inutile contro l’uomo che ha ucciso lo zio (bella metafora del senso di giustizia impossibile da soddisfare), poi contro Curt Connors / Lizard (un Rhys Ifans allacciatissimo allo script), protagonista di un terzo atto pigro e rumoroso.
In lunga estate densa di cine-comic, The Amazing Spider-Man si pone come parentesi tra due traguardi opposti e complementari come The Avengers e Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno. L’ottimo cast e l’interessante direzione data all’operazione non danno alla pellicola la tridimensionalità (pun intended) promessa, gambizzata però da uno script strattonato e scelte estetiche inverosimili.