Madonna

commedia

Madonna SACRO E PROFANO


2008 » RECENSIONE | commedia
Con Eugene Hutz, Richard E. Grant, Francesca Kingdon, Vicky McClure, Olegar Fedoro, Stephen Graham

di Claudio Mariani
E’ d’obbligo chiedersi perché Madonna, dopo decenni di pessima carriera d’attrice, e dopo essere stata per anni la compagna di due registi affermati (Sean Penn e Guy Ritchie), abbia aspettato così tanto per cimentarsi nella regia? La logica direbbe che il risultato è sicuramente negativo, visto l’attesa, ma a volte le cose prendono una piega diversa ed inaspettata. In questo caso la sorpresa è particolarmente piacevole, in quanto la sua prima fatica registica, all’alba dei cinquanta anni, è un film ben riuscito e ben fatto. Tanto per citare nuovamente gli ex-compagni della cantante più famosa del mondo, “Sacro e Profano” è molto più vicino ai territori di Guy Ritchie che a quelli neo-classici di Sean Penn. A dire la verità il film nasce come cortometraggio poi stiracchiato fino a raggiungere e superare di poco gli 80 minuti, probabilmente, fosse rimasto corto, sarebbe apparso una sorta di documentario su Eugene Hutz e il suo vulcanico gruppo gipsy-punk Gogol Bordello. Però, nella versione finale, con il suo intreccio di vite, il loro incrociarsi, il loro evolversi, prende forma un vero e proprio film dalle varie sfaccettature. La storia rimane comunque Hutz-centrica, il protagonista fa anche efficacemente da “guida” introducendo ed illustrando le storie che si vedono sullo schermo. A.K. è un ucraino che cerca di sfondare con la sua band nella patria della musica, Londra, e che vivacchia travestendosi per il piacere di persone ordinarie che hanno delle fantasie per niente ordinarie. Attorno a lui due amiche russe: Juliette che lavora in una farmacia, da cui attinge pillole che la fanno andare avanti, e che ha come sogno un lavoro da missionaria in Africa, e Hollie, bellissima ballerina classica che si deve convertire agli spogliarelli per sbarcare il lunario. Attorno a loro gravitano delle figure molto più complesse: sorelle, clienti, datore di lavoro, e, al di fuori del triangolo di amici, ha un ruolo fondamentale tutto suo lo scrittore cieco interpretato dal bravissimo Richard E. Grant. Madonna, anche sceneggiatrice, riesce a dare un ritmo alla storia, aiutandosi con uno stile simile a quello del suo ultimo marito, stilisticamente indipendente da ciò che si vede in giro, e in parte anche piacevolmente sornione. Certo, è aiutata da Hutz e dalla musica del suo gruppo. Lui riesce a catalizzare quasi completamente l’attenzione, una capacità innata che si era fatta apprezzare anni fa, in quel “Ogni cosa è illuminata”, quando, mingherlino e senza baffi, era quasi irriconoscibile. E’ un personaggio che riempie lo schermo, come fa d’altronde sul palco (e, come, evidentemente non è riuscita a fare Madonna nella sua carriera d’attrice). Un piacevole film indipendente come piacciono a noi, speriamo che Madonna, avendo dimostrato che le qualità le ha, si concentri sulla sua carriera registica; in un panorama dominato dalle componenti maschili, sarebbe una bella notizia avere un’autrice così valida. Speriamo si riconfermi, e che non ci metta altri cinquant’anni a farlo…intanto, complimenti Madonna.