Lukas Moodysson

Commedia

Lukas Moodysson FUCKING AMAL


1999 » RECENSIONE | Commedia
Con Rebecca Liljeberg, Alexandra Dahlström

di Federica
"La mia lista segreta:1-Non voglio festeggiare il compleanno 2-Che Elin mi veda 3-Che Elin si innamori di me. IO AMO ELIN" 'Fucking Amal" comincia. Si apre su Agnes (Alexandra Dahalstrom). Agnes che sta scrivendo sul suo computer. Seguono i titoli d'inizio, veloci, scarni. No, non scarni. Semplicemente puliti. Poi cambio di scena, nella cucina di un'altra casa c'è Elin (Rebecca Liljeberg), in accappatoio, coi capelli bagnati, è mattino e rovescia con nonchalance una tazza di latte in testa alla sorella colpevole d'aver finito tutto il latte al cioccolato. La regia è velocissima, quasi instabile, piena di zoomate atletiche e puntuali, perchè è quello, proprio quello, che devi VEDERE. Niente da fare, non puoi scegliere su cosa concentrarti, il focus dell'azione è già deciso, il focus dell'azione è Elin, ed è tanto che un regista non costringe in maniera così brutale uno spettatore a vedere proprio quello che vuole lui. Ed è anche per questo che questo film mi piace. "Fucking Amal" uscì nelle sale l'inverno scorso e riscosse un discreto successo. Lo andai a vedere e già allora mi piacque, non mi interrogai più di tanto sul perchè, semplicemente mi piacque, senza sconvolgermi, solo (ma non è poco) lasciandomi, uscita dal cinema, quel sorriso sulle labbra tipo "12.000 spese bene", o qualcosa del genere. Ma stasera è stato diverso, l'ho visto a casa (divano-sigarette-cocacola da brava italiana-media) e allora ho capito. Il perchè. Perchè è, semplicemente e senza riserve, bello. E' bella la fotografia, sono belli i dialoghi, è bella la regia, la colonna sonora, il sorriso di Elin, è bello tutto. Semplicemente. La trama, in breve: Agnes ama Elin. La vede a scuola, ogni giorno, e la ama. Vivono ad Amal, un paesino della Svezia dove tutto è noioso e il mondo, visto da là, è grande e nuovo e incredibilmente eccitante. Ad Amal non succede mai nulla. Elin è annoiata. Agnes non ha amici. Una sera Elin bacia Agnes. Elin è bellissima. La gente parla. Elin è confusa, Agnes è arrabbiata e via verso il magnifico finale. Lo so che è la classica storia di adolescenti pieni di problemi, la cui innocua vita si divide tra la scuola, le cotte, le feste e la voglia di fare cose nuove. Lo so, lo vedo che la storia non è particolarmente originale, a parte forse l'introduzione del tema dell'omosessualità tra ragazze così giovani (Elin ha 14 anni, Agnes 16), ma il suo scorrere è delicato e luminoso, senza intoppi, insommma quello che voglio dire è che non ha pecche. Proprio non ne ha. Non è pretenzioso, non vuole insegnare e non vuole stupire, vuole solamente mostrare. Mettere in mostra una storia. E non è cosa da poco, ultimamente sembra che il cinema abbia dimenticato che si possono fare cose interessanti senza ingombranti effetti speciali e miliardi a palate, e a me fa molto piacere vedere ancora piccoli film coraggiosi che parlano di cose normali, come di 2 ragazzine, per esempio, che una sera si baciano e non capiscono cos'è quella morsa alla stomaco il giorno dopo. Tutto qua. Sono stupita dalla bravura delle interpreti, non so quale sia la loro reale età ma sembrano comunque molto giovani, sono stupita e ammaliata dall'intensità dei primi piani, dalla loro tenerezza imbarazzante mischiata alla voglia di dir parolacce tutto il giorno e dalla bionda Elin che sbuffa con quella boccuccia alla Marylin, sono talmente bravi che mi vien da pensare che forse non fanno che interpretare, semplicemente e col cuore in mano, se stessi (come fece Fritz Lang nel furbo 'Il Disprezzo' di Godard? forse qualcuno si rivolterà nella tomba...). Il microcosmo adolescienziale di una piccola città di provincia è ricreato alla perfezione, l'annoiarsi sui banchi di scuola, le sigarette fumate di nascosto, il parlare sempre-e-solo dell'altro sesso, il prepararsi prima di uscire perchè si sa chi si incontrerà (splendida la sequenza in cui Elin e la sorella si preparano per uscire, Elin si guarda il culo allo specchio per vedere come le stanno i pantaloni, poi si riguarda e urla: "Come sono figa!!!"). Al piccolo universo ovattato dell'annoiata Elin si aggiunge Agnes, trasferitasi da 2 anni in quella scuola, una solitaria, celebrale e silenziosa, senza amici e, a quanto dice la gente, 'strana'. Il che poi starebbe per lesbica. E' inevitabile che Elin se ne senta attratta perchè Agnes rappresenta il nuovo, lo sconosciuto, il diverso ('Io non voglio essere come gli altri' dice Elin, a un certo punto). Ed ecco che la piccola storia di adolescenti diventa d'un tratto una piccola favola sul diventare quel che si è, quel che si è sempre stati, magari senza saperlo. La sequenza finale è un piccolo prodigio. Non lo racconto, nella speranza di non guastarne la visione a qualcuno, dico solo che Elin e Agnes sono sedute, una accanto all'altra, ed Elin intavola una assurda disquisizione sulla preparazione del latte al cioccolato, un innocuo frammento di sceneggiatura che chiude in bellezza dandoti una sola, piccola, ma certissima sensazione: che hai capito. Hai capito tutto. Spero tanto che questo 'nuovo cinema svedese' non sia solo un miraggio, spero che sia una vera e propria oasi...è presto per dirlo, ma il nuovo film di Lukas Moodysson è ora nelle sale, si chiama 'Togheter' e io non vedo l'ora di vederlo.