"La mia lista segreta:1-Non voglio festeggiare il compleanno 2-Che Elin mi veda 3-Che Elin si innamori di me. IO AMO ELIN" 'Fucking Amal" comincia. Si apre su Agnes (Alexandra Dahalstrom). Agnes
che
sta scrivendo sul suo computer.
Seguono i titoli d'inizio, veloci, scarni. No, non scarni. Semplicemente
puliti. Poi cambio di scena, nella cucina di un'altra casa c'è Elin
(Rebecca
Liljeberg), in accappatoio, coi capelli bagnati, è mattino e rovescia con
nonchalance una tazza di latte in testa alla sorella colpevole d'aver
finito tutto il latte al cioccolato.
La regia è velocissima, quasi instabile, piena di zoomate atletiche e
puntuali, perchè è quello, proprio quello, che devi VEDERE. Niente da
fare,
non puoi scegliere su cosa concentrarti, il focus dell'azione è già
deciso,
il focus dell'azione è Elin, ed è tanto che un regista non costringe in
maniera così brutale uno spettatore a vedere proprio quello che vuole lui.
Ed è anche per questo che questo film mi piace.
"Fucking Amal" uscì nelle sale l'inverno scorso e riscosse un discreto
successo. Lo andai a vedere e già allora mi piacque, non mi interrogai più
di tanto sul perchè, semplicemente mi piacque, senza sconvolgermi, solo
(ma
non è poco) lasciandomi, uscita dal cinema, quel sorriso sulle labbra tipo
"12.000 spese bene", o qualcosa del genere. Ma stasera è stato diverso,
l'ho
visto a casa (divano-sigarette-cocacola da brava italiana-media) e allora
ho
capito. Il perchè. Perchè è, semplicemente e senza riserve, bello. E'
bella
la fotografia, sono belli i dialoghi, è bella la regia, la colonna sonora,
il sorriso di Elin, è bello tutto. Semplicemente.
La trama, in breve: Agnes ama Elin. La vede a scuola, ogni giorno, e la
ama.
Vivono ad Amal, un paesino della Svezia dove tutto è noioso e il mondo,
visto da là, è grande e nuovo e incredibilmente eccitante. Ad Amal non
succede mai nulla. Elin è annoiata. Agnes non ha amici. Una sera Elin
bacia
Agnes. Elin è bellissima. La gente parla. Elin è confusa, Agnes è
arrabbiata
e via verso il magnifico finale.
Lo so che è la classica storia di adolescenti pieni di problemi, la cui
innocua vita si divide tra la scuola, le cotte, le feste e la voglia di
fare
cose nuove. Lo so, lo vedo che la storia non è particolarmente originale,
a
parte forse l'introduzione del tema dell'omosessualità tra ragazze così
giovani (Elin ha 14 anni, Agnes 16), ma il suo scorrere è delicato e
luminoso, senza intoppi, insommma quello che voglio dire è che non ha
pecche. Proprio non ne ha. Non è pretenzioso, non vuole insegnare e non
vuole stupire, vuole solamente mostrare. Mettere in mostra una storia. E
non
è cosa da poco, ultimamente sembra che il cinema abbia dimenticato che si
possono fare cose interessanti senza ingombranti effetti speciali e
miliardi
a palate, e a me fa molto piacere vedere ancora piccoli film coraggiosi
che
parlano di cose normali, come di 2 ragazzine, per esempio, che una sera si
baciano e non capiscono cos'è quella morsa alla stomaco il giorno dopo.
Tutto qua.
Sono stupita dalla bravura delle interpreti, non so quale sia la loro
reale
età ma sembrano comunque molto giovani, sono stupita e ammaliata
dall'intensità dei primi piani, dalla loro tenerezza imbarazzante
mischiata
alla voglia di dir parolacce tutto il giorno e dalla bionda Elin che
sbuffa
con quella boccuccia alla Marylin, sono talmente bravi che mi vien da
pensare che forse non fanno che interpretare, semplicemente e col cuore in
mano, se stessi (come fece Fritz Lang nel furbo 'Il Disprezzo' di Godard?
forse qualcuno si rivolterà nella tomba...). Il microcosmo adolescienziale
di una piccola città di provincia è ricreato alla perfezione, l'annoiarsi
sui banchi di scuola, le sigarette fumate di nascosto, il parlare
sempre-e-solo dell'altro sesso, il prepararsi prima di uscire perchè si sa
chi si incontrerà (splendida la sequenza in cui Elin e la sorella si
preparano per uscire, Elin si guarda il culo allo specchio per vedere come
le stanno i pantaloni, poi si riguarda e urla: "Come sono figa!!!"). Al
piccolo universo ovattato dell'annoiata Elin si aggiunge Agnes,
trasferitasi
da 2 anni in quella scuola, una solitaria, celebrale e silenziosa, senza
amici e, a quanto dice la gente, 'strana'. Il che poi starebbe per
lesbica.
E' inevitabile che Elin se ne senta attratta perchè Agnes rappresenta il
nuovo, lo sconosciuto, il diverso ('Io non voglio essere come gli altri'
dice Elin, a un certo punto). Ed ecco che la piccola storia di adolescenti
diventa d'un tratto una piccola favola sul diventare quel che si è, quel
che
si è sempre stati, magari senza saperlo.
La sequenza finale è un piccolo prodigio. Non lo racconto, nella speranza
di
non guastarne la visione a qualcuno, dico solo che Elin e Agnes sono
sedute,
una accanto all'altra, ed Elin intavola una assurda disquisizione sulla
preparazione del latte al cioccolato, un innocuo frammento di
sceneggiatura
che chiude in bellezza dandoti una sola, piccola, ma certissima
sensazione:
che hai capito. Hai capito tutto.
Spero tanto che questo 'nuovo cinema svedese' non sia solo un miraggio,
spero che sia una vera e propria oasi...è presto per dirlo, ma il nuovo
film
di Lukas Moodysson è ora nelle sale, si chiama 'Togheter' e io non vedo
l'ora di vederlo.