Claude Lelouch Finalement - Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte
2024 » RECENSIONE | Commedia | Comico
Con Kad Merad, Elsa Zylberstein, Michel Boujenah, Sandrine Bonnaire, Barbara Pravi, Françoise Gillard
26/09/2024 di Roberto Codini
Kad Merad come Bob Odenkirk. Lino Massaro come Saul Goodman. Il secondo ha lo studio in un negozio gestito da cinesi e dorme per terra; il primo ha abbandonato studio e professione e, affetto da un'incipiente demenza lobo-frontale, vagabonda per la Francia intorno a Mont Saint-Michel e Avignone, facendosi passare volta per volta per un prete scomunicato, per un regista di porno e per un trombettista dilettante.
Si, perchè anche la musica è la protagonista di Finalement - Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte, bel film dell’ottantaseienne Calude Lelouch: la tromba che si innamora del pianoforte è quella di Lino, il pianoforte è quello di una donna (che non è la moglie) che lo accompagnerà nel suo viaggio dopo che lui le ha firmato un assegno di 5000 euro, per comprare un trattore senza il quale avrebbe chiuso la propria fattoria.
Lino, magistralmente interpretato da Merad, che ci aveva deliziato in Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch'tis), è un avvocato, ma soprattutto un uomo, in crisi, e il regista, come altri suoi colleghi (pensiamo soprattutto al nostro Bellocchio, a Woody Allen e a Francis Ford Coppola), ci regala un film - testamento (speriamo di no, ma i registi anche a questo pensano) con un omaggio a una carriera vissuta pericolosamente e splendidamente.
Lelouch ci fa ridere e piangere, ci emoziona e ci commuove attraverso il protagonista, un uomo scontroso, ma gentile, delicato, garbato, che dorme nelle case (e nei terreni) altrui, ma ogni volta si scusa, ringrazia e si accomiata, pagando un compenso non pattuito. Siamo lontani da “Ferro 3, la casa vuota” di Kim Ki-Duk; qui le case non sono vuote, e non ci sono mazze da golf, ma solo strumenti musicali. E questo film è davvero una sinfonia.
A partire dalla canzone che dà il titolo al film, Finalement, alla fine…che cosa resta? Resta l’amore, non quello della “follia dei sentimenti”, come nella canzone composta dalla figlia del protagonista, e resta la giustizia, quella che Lino voleva garantire, quando da piccolo decise che avrebbe fatto l’avvocato per far uscire dalla galera il padre, che sarebbe morto prima.
Il lungo vagabondaggio di Lino da Mont Saint-Michel ad Avignone, mentre la moglie, i figli, la madre, gli amici continuano a cercarlo, è vero, o si tratta in gran parte di sogni, di fantasie allucinate? Poco importa, perché in questa “fiaba musicale", come viene definita dai titoli di testa, Claude Lelouch ripercorre il proprio cinema per rimetterne in gioco i personaggi. Per questo, nonostante la prova superlativa di Kad Merad, è il regista il protagonista del film, perchè “conta solo amare ed essere amati”, “l’amicizia è l’amore senza i casini”, “meglio aver noie che la noia”. Come diceva il grande Giorgio Gaber, “c’è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte”.
Il cinema, alla fine (Finalement) è eterno. E i registi come Lelouch, Liliana Cavani e Francis Ford Coppola ce lo dimostrano. Finalmente. Per fortuna.