La Società Del Quartetto Di Milano Presenta: Pianisti Dell`altro Mondo.

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La Società Del Quartetto Di Milano Presenta: Pianisti Dell'altro Mondo.

27/10/2019 di Redazione

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"Novità, contaminazioni, percorsi, incroci. Sarà questo e molto altro la Rassegna di concerti promossa dalla Società del Quartetto di Milano in collaborazione con il Teatro Franco Parenti (location della rassegna) ideata da Gianni Morelenbaum Gualberto"

Ci sono un bel po' di buone ragioni per consigliare la partecipazione alla rassegna "Pianisti dell'altro mondo", articolata su 8 concerti dal 19 gennaio al 22 maggio 2020 al teatro Franco Parenti di Milano.

La prima, forse la principale, riguarda l'occasione di accostarsi ad alcune delle più interessanti tendenze musicali in essere. L'arte é un elemento di comunicazione che l'uomo usa per narrare il suo periodo e, in quanto tale, rimane fatto vitale; basta avere un po' di sensibilità e di apertura mentale per trovare gemme sovente inattese. Questo é il caso della proposta in questione; grazie al coraggio de "La Società del Quartetto" e all'illuminata direzione artistica di Gianni Morelenabum si ha l'opportunità di ascoltare un novero di artisti che interpretano in modo paradigmatico il sincretismo contemporaneo tra culture e generi diversi; jazz e accademia, tecnologia e multimedialità, tradizioni popolari e nuove etnie si fondono in una stimolante sintesi del fare musica oggi.

La seconda é relativa alla rilevanza degli artisti coinvolti. Tutti dotati di "pedigree" ineccepibili sono portatori di esperienze che uniscono profondità, originalità e soprattutto qualità di visione, come si evince facilmente dalle note di presentazione di ciascuno. La ricchezza dei riferimenti per Iyer e la Wagner, l'analisi del meticciato americano di Avishai, le cavalcate contemporanee della Moore, il senso della classicità di Andres, i latinismi di Ghraichy, le impro di Moran.... ogni ingrediente lascia il segno. Il fatto poi che per molti di loro si tratti dell'unica data in Italia rende praticamente irrinunciabile sfruttare l'occasione.

La terza é legata agli intenti della Direzione Artistica: non respingere ma invitare, non esibire ma proporre. Il progetto é lontano da certi sciovinismi che in qualche modo hanno caratterizzato alcune avanguardie, confinatesi poi irrimediabilmente nell'autoreferenzialità. Sia chiaro, non si tratta di puro intrattenimento ma di arte che si presenta offrendo fruibilità e uno spaccato ben rappresentativo di numerosi compositori moderni. Orientato quindi sia a chi vuole iniziare un percorso che a chi cerca conferme e approfondimenti.

Da ultimo si rivive, con grande piacere, il fascino della performance di qualità presentata in tarda mattinata domenicale, con quel contesto di serenità che favorisce un retrogusto tutto particolare. Tornano alla mente le emozioni che già "Aperitivo Concerto" aveva suscitato, in passato, con importanti risultati. Gli appassionati di quelle programmazioni non faranno quindi fatica a ritrovare qui le dovute motivazioni.

Dare consigli specifici relativamente a priorità sulla scaletta degli spettacoli non avrebbe davvero alcun senso. Che ciascuno scelga in funzione dell'interesse e della disponibilità; l'unica cosa certa é che in ogni caso cadrà in piedi.
(Vittorio Formenti)
Pianisti dell'altro mondo


ore 11.00, Sala Grande


Domenica 19 gennaio; 9 e 23 febbraio; 15, 22, 29 marzo; 5 aprile


ore 20.30, Bagni Misteriosi

Venerdì  22 maggio


Teatro Franco Parenti, Via Pierlombardo 14

La nuova collaborazione tra il Teatro Franco Parenti e la Società del Quartetto offre l’occasione per una più ampia trasformazione dei modi di proporre musica e dunque di rapportarsi con un pubblico più ampio e più curioso.

Fortemente voluta da Ilaria Borletti Buitoni e da Andrée Ruth Shammah, questa rassegna di concerti si configura come un viaggio in 8 tappe affidato a 11 pianisti. Un percorso, ideato da  Gianni Morelenbaum Gualberto,  che spinge a varcare frontiere geografiche, stilistiche, temporali, attraverso più linguaggi e sincretismi. Per fare la conoscenza - non senza divertimento e levità- con più mondi di grande fascino e complessità, di straordinaria varietà e vivacità.

Pianisti oltre i confini si propone di sfatare il mito di una musica contemporanea incomunicabile e arcigna e la fama ostile che accompagna molta produzione del Novecento musicale. Il cartellone, affidato a interpreti di grande notorietà e rilevanza, intende esporre -unendo impegno, spettacolarità, qualità- la attraente molteplicità di esperienze che la musica vicina ai nostri tempi sa offrire, le domande che essa sa porre e le risposte che sa dare.

 

Vijay Iyer (19 gennaio) e Jason Moran (5 aprile)

Autori e interpreti celebrati internazionalmente, spalancheranno una finestra sulla musica improvvisata che, partendo dal jazz, è diventata uno fra i principali veicoli espressivi della tradizione musicale americana, assimilando una molteplicità di materiali: dalle strutture accademiche agli echi dei song e delle canzoni popolari ai ritmi che il Nuovo Mondo ha saputo estrarre da più e diverse tradizioni.
 

Vanessa Wagner (9 febbraio) e Lisa Moore (15 marzo)

Se Lisa Moore farà conoscere in modo spettacolare e trascinante il costante connubio fra musica e immagini, fra musica e happening teatrale, che ha caratterizzato molta produzione contemporanea attraverso pagine di Steve Reich, Philip Glass, John Adams, David Lang e della giovane ma già affermatissima Missy Mazzoli, Vanessa Wagner metterà il suo ben noto virtuosismo al servizio di autori che hanno voluto porsi ai confini fra il linguaggio accademico e la ricchezza dei vernacoli che sincretismi e contaminazioni hanno disseminato lungo tutto il Novecento: l’inclinazione cinematografica di Michael Nyman, il lontano e poetico mondo baltico di Peteris Vasks, l’ipnosi timbrica di Hans Otte, il tratto incantatorio di Meredith Monk, il trascinante sciamanesimo di Moondog, il romantico minimalismo europeo di Wim Mertens, lo ieratico incontro fra linguaggio accademico e l’energia dell’improvvisazione elettrica di Bryce Dessner.
 

Yonathan Avishai (23 febbraio)

Pianista virtuoso e raffinato il cui talento è stato esaltato da una recente serie di incisioni per una prestigiosa etichetta come la ECM, presenterà un programma che intende illustrare le radici della musica popolare d’autore nel Nuovo Mondo: il ragtime del leggendario Scott Joplin e il  tango brasileiro  di Ernesto Nazareth, compositore al quale s’ispirarono artisti del calibro di Darius Milhaud e Heitor Villa-Lobos.
 

Timo Andres (22 marzo)

Compositore e pianista dalle doti espressive e strumentali del tutto fuori dal comune, Timo Andres  ci porterà nel cuore della nuova musica dei nostri tempi, capace di riallacciare un rapporto con il pubblico grazie a un’ispirazione ricca e feconda quanto disponibile a dialogare e a farsi ascoltare, senza steccati linguistici o posizioni preconcette, senza timori nei confronti di un diverso uso della tonalità, senza rifiuti nei confronti di una ricchezza ritmica e melodica. Autori americani di oggi come Philip Glass, John Adams e Nico Muhly si affiancheranno a compositori europei come Louis Andriessen e Donnacha Dennehy e a uno dei padri storici della musica americana, Aaron Copland. Ma non mancheranno pagine di autori che hanno saputo porsi al crocevia fra più culture e stili come Robin Holcomb, Gabriella Smith, Brad Mehldau (che molti conoscono come celebre jazzista) e Frederic Rzewski (ben noto per le sue monumentali Variazioni su  El Pueblo Unido Jamás Será Vencido ).
 

Simon Ghraichy (29 marzo)

Altro affascinante virtuoso oggi nella scuderia discografica della Deutsche Grammophon, Simon Ghraichy rappresenta simbolicamente e persino fisicamente lo spirito della rassegna: francese di nascita, libanese e messicano di origini, una gioventù trascorsa in Canada, studi musicali fra Parigi e Hensinki, egli presenta un programma affascinante, in cui si esplorano le radici ispaniche della musica del Nuovo Mondo. Partendo da alcune ben note composizioni di Albéniz come  Astúrias ,  Málaga ,  Jerez  e  Eritaña , il pianista approderà alla Cuba virtuosistica e post-lisztiana delle danze afro-cubane di Ernesto Lecuona per poi soffermarsi sui ritmi caraibici di Porto Rico, così come immortalati da un compositore originale quanto stravagante come Louis Moreau Gottschalk, per poi concludere con l’immaginifico e coloratissimo Messico ritratto da Arturo Márquez.

Il viaggio si conclude (22 maggio) con una festosa e coinvolgente celebrazione del jazz e di uno dei suoi profeti: Charlie Parker, leggendario sassofonista, uno dei padri del be-bop e uno fra i più influenti intellettuali del Novecento, di cui ricorre nel 2020 il centenario della nascita. Quattro pianisti fra i più apprezzati protagonisti della scena improvvisata internazionale odierna - Dado Moroni, Aaron Goldberg, Danny Grissett e Emmet Cohen - si alterneranno, su due pianoforti a due, quattro e persino otto mani, per ricordare uno dei linguaggi che hanno cambiato la storia del Novecento. Perché, come sosteneva Egon Schiele,  L’Arte non può essere moderna, l’Arte appartiene all’eternità.

Scrive Gianni Morelenbaum Gualberto, ideatore del ciclo di concerti:

 Per parafrasare un noto detto, a parlar male della musica contemporanea si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Almeno a giudicare dall’istintiva ritrosia che molti manifestano non solo a proposito del repertorio musicale odierno di qualsiasi foggia ma, addirittura, dell’intero Novecento.

Il XX secolo viene certo ricordato per i drammi che lo hanno attraversato e per il riflesso che essi hanno avuto nella produzione artistica coeva. Agli artisti, agli storici e agli intellettuali del Novecento è toccato descrivere un’epoca funestata dalla Shoah e da due guerre mondiali, da conflitti, crolli di imperi, dall’incubo dell’olocausto nucleare: nel corso degli anni è cresciuto un pubblico intimidito o intimorito da un’arte spigolosa, aggressiva, (solo) apparentemente incomprensibile, difficile e lontana, soprattutto aliena alla riconciliazione, all’indulgenza, alla cordialità, a qualsiasi forma di intrattenimento. Dalla dodecafonia della seconda Scuola di Vienna sino alla musica elettronica dagli anni Cinquanta in poi, il Novecento e la nostra contemporaneità si sono fatti la fama di essere scostanti, difficili e persino urticanti. Fama immeritata, va detto, per quanto si tratti di arte che va vista e ascoltata in prospettiva, che forse non aveva e non ha, né poteva avere l’immediatezza di quanto eravamo abituati a considerare piacevole se persino un finissimo drammaturgo come Tom Stoppard si lasciava andare a un moto d’ironia:  Non è difficile capire l’arte moderna. Se è appesa a un muro è un quadro, se si può camminare intorno è una scultura.

Eppure, il Novecento non è stato solo la culla di ideazioni artistiche complesse o introverse. Nel corso del secolo e fino ai nostri giorni si sono susseguiti momenti di straordinaria ricchezza, che hanno lasciato il segno: il jazz e tutte le sue ramificazioni, arti popolari ma di raffinata elaborazione come il tango, la diversificazione del teatro musicale dall’opera al musical, l’espansione della danza e del linguaggio del corpo, l’affermazione di culture un tempo neglette o sconosciute, l’arte di mondi nuovi, il rapporto fra musica e immagine e una straordinaria messe di materiali musicali cui nulla è mancato per imprimersi nella memoria e nel cuore del pubblico.

Società del Quartetto di Milano

Via Durini 2, 20122 Milano

Telefono 02 76005500
 

Teatro Franco Parenti

Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano

Telefono 02 59995206