Riccardo Milani

Commedia

Riccardo Milani Un mondo a parte


2024 » RECENSIONE | Commedia | Drammatico
Con Antonio Albanese, Virginia Raffaele, Sergio Saltarelli, Alessandra Barbonetti



30/03/2024 di Roberto Codini
Lunana sbarca in Abruzzo: la “restanza” di Riccardo Milani 

Riccardo Milani, dopo il film su Giorgio Gaber, di cui abbiamo scritto, Io, noi e Gaber, torna a raccontare la dimensione del sociale, sempre a lui cara, a partire dal bellissimo Il posto dell’anima, prima della svolta verso la commedia divertente e surreale di Come un gatto in tangenziale. Il protagonista del suo ultimo film è ancora una volta Antonio Albanese, già apprezzato in Grazie ragazzi, che qui è un maestro delle elementari che, stanco della vita metropolitana, chiede il trasferimento in un piccolo comune abruzzese, Rupa, certo di trovare lì una vita lenta e sostenibile, ma la realtà è molto più complessa di quanto il protagonista non immagini.

Un grande regista è anche in grado di copiare o, se vogliamo essere politicamente corretti, di ispirarsi. Woody Allen in questo è un vero talento.

Milani certamente avrà visto Lunana, il villaggio alla fine del mondo, di Pawo Choyning Dorij, film del 2021, nel quale un maestro del Bhutan viene traferito, non per libera scelta, ma per una sanzione, in una cittadina alla fine del mondo, Lunana appunto, un villaggio dove i bambini fanno lezione con uno Yak in classe e dove i maestri durano fino all’inverno, quando il freddo e la neve si impadroniscono della comunità. Il maestro scoprirà un mondo bellissimo, nel quale l’insegnante, in questo caso il maestro, è rispettato e venerato e dove i bambini sono semplicemente meravigliosi: indimenticabile Pem Zam, una bambina interpretata da se stessa; un altro elemento in comune tra i due film è la presenza di attori non professionisti.

Nel film di Milani, il maestro Michele (Antonio Albanese) è accompagnato dalla vicepreside, interpretata da Virginia Raffaele, che si esprime in un perfetto dialetto abruzzese. Michele cita, tra gli altri, l’antropologo Vito Teti e il suo saggio La restanza, pensando di conoscere un luogo meglio degli abitanti stessi.

“Ti piacciono i piccoli borghi, devi venire lestate, dice infastidito il papà di un alunno. La scuola rischia di chiudere e per questo è necessaria l’integrazione, altro elemento fondamentale del film. Per formare le classi sarà allora necessaria la presenza di bambini immigrati e di ucraini in fuga dalla guerra; questa integrazione potrebbe consentire alla scuola di non chiudere e al paese di non morire.

Michele si integra perfettamente nella comunità, un po' come il Don Giulio de La messa è finita di Nanni Moretti (maestro di Milani, suo aiuto regista in Caro diario). Ed è proprio così. Bisogna amare profondamente, per non esserne travolti, la montagna de Le otto montagne, accogliente, ma anche crudele, nel film tratto dall’omonimo libro di Cognetti, e che si ritrova anche in questo film del regista romano di origine abruzzese.

Nel film c’è una battuta: gli insegnanti sono “la classe operaia”, ma non è così. Il film di Milani non è un film sulla scuola, è un film sui maestri, sui bambini e sulla permanenza (la “restanza” citata), sulla natura di cui è fatto l’uomo, sulla autenticità di un paese che, a differenza di Lunana, non è “alla fine del mondo”, ma solo nascosto, e bisogna scoprirlo.

Il film di Milani, che resta una commedia, nonostante gli elementi sociali e con un finale un po' scontato, che caratterizza molte opere post-pandemia, è come sempre ben diretto e ben recitato (Antonio Albanese si rivela uno dei migliori attori del momento, ora anche regista) e merita di essere visto al cinema in questo periodo di Pasqua, nella speranza che, a differenza del Gatto in tangenziale, non ci sia un seguito.

La “restanza” deve restare, e la montagna non richiede sequel.

La sala professori è piena di nemici. La classe abruzzese ha bambini felici.

 


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