Walter Beltrami Trio Piccoli numeri
2007 - Cam Jazz
Scenario 2 (ascolto a scatola chiusa, la sera al buio e in cuffia): un supergruppo di Chicago con membri di Tortoise e Isotope 217 sforna un disco dove si riesce a dare un contenuto armonico alle divagazioni filmiche dei primi e sobrietà acustica e concisione al jazz elettrico dei secondi. Sarà un caso la presenza di brani dal tocco delicato e deciso alla Jim Hall … o forse no? Qualcosa non torna!
Scenario 3 (mi arrendo, leggo il booklet, riascolto ripetute volte): un trio chitarra-basso-batteria di giovani e rodati musicisti italiani, in barba a mode ed etichette gioca a spiazzare l’ascoltatore più saccente, quello che sfoggia gli introvabili vinili di Ulmer per far colpo sugli amici bluesofili e che cita le band di Chicago solo per fare colpo (mi ricorda tanto qualcuno…).
Ne viene fuori un album strumentale dove convivono le sonorità più limpide della chitarra jazz (da Hall a Frisell passando per Metheny), ricerca melodica volutamente celata e giochi di sospensione quasi isolazionista; non vengono dimenticate le origini rock-blues del leader Beltrami, come nella desertica e magnifica “Verbal realities” che richiama alla memoria i magnifici e misconosciuti Harriett Tubman (un disco passato inosservato ma da cercare a tutti i costi), side project di Brandon Ross in fuoriuscita temporanea dalla band di Roscoe Mitchell.
Un gran bell’ album per approccio trasversale, coraggio e sincretismo musicale. Adesso torna … forse!