Lividi <small></small>
Italiana • Alternative • alt-rock, indie-rock, psichedelia, folk-rock

Vince Lividi

2013 - Liquido Records

20/01/2014 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Vince#Italiana#Alternative #Alt-rock #Indie-rock

Un astuccio nero con il disegno stilizzato di un corpo nudo, tracciato con un pennarello grigio (per quanto in digitale appari in verde); dentro, un cd nero con stesso logo e stessa tecnica e i brevi versi, stampati su lucido a stampatello come epigrammi. Si presenta così il nuovo album di Vince, alias Vincenzo Pastano.

Il moniker è quello di un solista (che pure come chitarrista ha collaborato con decine e decine di nomi italiani e internazionali, da Carboni a Finardi, da Dalla a Vasco Rossi, da Stef Burns a Hiroko Kouda, da Roy Paci a Zibba e Riccardo Sinigallia), ma dietro, come in molti progetti, c’è un collettivo, in cui nella produzione artistica ed esecutiva, così come nello specifico degli arrangiamenti, Vince è affiancato da Ignazio Orlando (ex produttore dei CCCP, qui anche al basso), Max Messina (batteria, percussioni, artwork) e Antonello D’Urso. Ai testi hanno collaborato Alice Lerco, ma anche, così come in passato, la scrittrice Grazia Verasani, mentre le musiche sono di composizione del solo Vince, alle chitarre, ai cori, alla programmazione e al basso; fa eccezione la conclusiva Dawn Moon Glow, composta nell'ambito del progetto Past the Mark con Marc Urselli (compositore, produttore e ingegnere del suono newyorkese, vincitore di due Grammy Awards e già al fianco di nomi come John Zorn, Lou Reed, Sting, Mike Patton e tanti altri) e pubblicata in precedenza nell'album del 2011 Harkhel Tribulation.

Questa volta le canzoni di Vince hanno una voce femminile, quella disincarnata, fragile ed evanescente di Silvia Manigrasso, che si muove delicata tra la densità dei versi, ora poetica e malinconica (es. in Sonnambuli), ora cupa come le nere figure, violente e mute che scolpisce nell’ombra di un buio e un freddo metafisico (es. in Il sole dell’inverno). Questi dieci brani analogamente scorrono al contempo viscerali e spettrali (v. l’esemplare, inquieta e sospesa Il sole dell’inferno, che si inoltra e poi esce da selve intricate di distorsioni), corposi e cinematici; essi appaiono come un magma inquieto di chitarre liquorose e distorte anni ’90, di sonorità ora perlescenti, o trasparenti e nostalgiche (v. ancora l’ottima, tenue Sonnambuli, o l’onirica, lunare e dolcissima Dawn Moon Glow), ora sacrali; d’altronde religioso è il linguaggio di Atto di dolore, prima dell’inattesa e in parte troppo diluita e noiosa virata tra funk e prog.

Non mancano neanche bassi minimali a segnare il peso triste di una condizione ossimoricamente di stasi e caos, di un affondare e impantanarsi nel ghiaccio fangoso dell’inverno (Vetro cieco), prima che le linee musicali si gonfino in un sontuoso, oscuro alt-rock. I cenni di dub in nero della statica Black Propaganda suonano un po’ stucchevoli e “innocui”, così come quelli antifrasticamente più solari di In questo inferno vero dub, mentre molto più convincente è l’essenzialità acustica e senza luce di Al buio, con passo ovattato da ballata, talora accarezzata o attraversata da suoni siderali.

Nonostante insomma qualche episodico appannamento, un disco più che apprezzabile, che sa farti trattenere il fiato, catturandoti nei suoi saliscendi emotivi, tra brani sospesi e tesi. 

Track List

  • Lividi
  • Fuzz Dub
  • Sonnambuli
  • Black Propaganda
  • In questo inferno vero dub
  • Atto di dolore
  • Al buio
  • Il sole dell`inferno
  • Vetro cieco
  • Dawn Moon Glow