The Rides Can`t Get Enough
2013 - 429 RECORDS
Un disco fondamentalmente di blues, quello vero suonato a tutta, potente e tirato con qualche sconfinamento nel rock vecchia scuola e nelle ballate da west coast. I due grandi chitarristi si dividono la scena senza prevaricarsi a vicenda, il suono è stato registrato live ed è immediato, puro e diretto, più potente quello di Kenny Wayne Shepherd, più emozionale quello di Stills mentre le tastiere di Goldberg fanno da complemento dando un tocco di malinconia che fa sempre il suo effetto.
Quattro le canzoni nuove scritte di tutto pugno dai tre, cinque covers, una canzone ribelle scritta da Stills negli anni ’60 rifatta per l’occasione, un bel mix che rende il lavoro vario ed ascoltabile, forse non imprescindibile ma sicuramente stiamo parlando di un buon disco di rock blues.
Si incomincia con Roadhouse un classico rock blues, con la voce rauca di Stills a farla da padrone e un bell’assolo finale di Shepherd, si prosegue con una cover dei Big Maybelle, That’s A Pretty Good Love, dal ritmo più bluesy, chitarra in evidenza e voce di Shepherd e si continua con Don’t Want Lies la prima ballata del disco, molto diversa dai due brani che la precedono.
A seguire la cover Search and Destroy di Iggy Pop, molto ben riuscita, dura e potente come deve essere, non fa rimpiangere l’originale, Can’t Get Enough è un blues stonesiano con un coro black in sottofondo, la voce di Stills che talvolta fa un po’ fatica ma con un finale in netto crescendo.
La cover di Honey Bee di Elmore James è la più bella canzone del lotto, piano di Goldberg in evidenza e chitarra e voce di Shepherd da manuale senza errori , pezzo davvero notevole. Dopo la versione del classico Rockin’ In The Free World dell’amico Neli Young, ecco una buona versione del classico di Muddy Waters Talk to Me Baby, il disco si chiude con il classico blues di Only Teardrops Fall ma soprattutto con Word Game scritta da Stills ai tempi dei Buffalo Springfield, una ballata esplosiva, tirata, dal ritmo incessante, un vero pezzo rock degna conclusione del lavoro.
L’obiettivo nascosto era di ricreare decenni dopo le atmosfere di Super Session, forse l’obiettivo era un po’ ambizioso, ma il disco è sicuramente piacevole, diretto e suonato come Dio comanda e di questi tempi, forse, è più che sufficiente