Stefano Giaccone Tras os montes
2006 - La locomotiva/Venus
Tra i monti Stefano è sempre stato: vuoi geograficamente per il suo far la spola da Torino al Galles, che metaforicamente con quella sua indole sfuggente ne ha sempre fatto un artista di frontiera, tutto sommato isolato dalle banalità di una musica che per la maggiore gira intorno a questi nostri anni.
Le nuove canzoni che Stefano Giaccone ha scritto sono sincere e strazianti come le parole che urlano dal cuore: queste ti urlano al cuore direttamente, senza passare altrove.
Al suo fianco, come nella precedente -già notevole- raccolta di brani inediti “Tutto quello che vediamo è qualcos’altro”, sia negli arrangiamenti che in fase di registrazione, è la capace presenza di Dylan Fowler a spingere nella direzione di un suono acustico ed essenziale, ad alto tasso di emotività ed intimismo, così che venga sottolineata al massimo l’indole di Giaccone, il quale non cerca clamori immediati, tanto la sua è una scrittura aspra e pericolosa, impregnata di civile disperazione.
Bastano la voce misurata, una chitarra acustica e la presenza implodente di tutti i fantasmi che abitano le canzoni di Giaccone a far sì che l’ascolto di “Tras os montes” si imponga da sé, senza nulla altro chiederti se non un rapporto di fiducia, lo stesso che richiede l’ascolto della confessione di un amico, di un maestro.
Voce critica e poetica, Stefano Giaccone pur non lasciando mai scorgere quale delle due tenda a privilegiare, in quest’ambiguità si rivela sagace e intrigante. Musica dove anche quanto non detto pesa e bilancia i silenzi, la sobrietà di pensieri ponderati.
In “Tras os montes” la scrittura di Giaccone ha raggiunto una pulizia che rasenta la perfezione. Una poetica che omaggia i grandi cantautori e ne onora lo spirito con parole nuove, da mandare a memoria tanto piene di suggestioni e lucide visioni. A memoria andrebbero mandate e citate tutte e undici queste canzoni magnifiche, una raccolta raffinata che segue la linea di una voce partecipe che par tracciare i confini del nostro tempo tra riflessioni su questa nostra società sgradita e disordinata, sui piccoli gesti di ogni giorno che possono rendere unica la nostra vita, su sentimenti troppo umani per passare inosservati.
Brani che incontrano nuova vita come negli episodi presi a prestito da altri autori quali la vecchia conoscenza di Mescalina Edoardo Cerea, oppure dal grande John Doe e ancora dai 24 grana.
Tra i monti ci spingono a partire, partigiani del nostro tempo, le parole preziose che accompagnano l’ascolto senza cali di tensione per tutto questo album. Parole come pietre, come carezze, come abbracci, come strette di mano, come frustate sulla schiena ai nostri quotidiani luoghi comuni.