Piombo, ferro e chitarre<small></small>
World • Folk • folk country rock

Selvaggi Band Piombo, ferro e chitarre

2014 - Selvaggi band records

13/11/2014 di Claudio Giuliani

#Selvaggi Band#World#Folk



Per la serie scoperti per caso, ecco qua un’altra band che merita un ascolto ed essere conosciuta al di fuori della circoscritta cerchia provinciale di riferimento. Il merito di questa scoperta va a Don mastro Dario Canossi, il leader dei Luf, che me li ha segnalati; se non fosse stato per lui è facile che li avrei ignorati e sarebbe stato un peccato perché il loro disco oltre ad essere estremamente gradevole ha spunti d’interesse davvero stuzzicanti.

Il gruppo arriva dalla zona di Brescia, più precisamente dalla Val Trompia; la loro è una storia comune: un gruppo di ragazzini accumunati dalla passione della musica che imbraccia le chitarre per svago e che si ritrovano ad imbastire una piccola rock band oratoriale, un amico frate missionario in Africa che a furia di chiamarli scherzosamente “i selvaggi” affibbia il nome al gruppo e da quei giorni i ragazzi hanno fatto passi avanti, dalla gavetta della copertura dei loro musicisti preferiti è scaturita l’esigenza di esprimersi in prima persona e costruire una propria identità. Un bel giorno del 2004 fa capolino il loro primo cd En Dialet, poco più di un squisito demo-tape, ma con buone frecce al loro arco, un lavoro oramai introvabile di canzoni in lingua madre che si sviluppano su temi attuali e storie & leggende legate al territorio. La Selvaggi Band batte la provincia bresciana e non solo, suonano in ogni angolo delle quattro valli e in ogni buco in culo al monte dove trovano un microfono e un bicchier di vino buono. Poi segue un rimaneggiamento della formazione che nel 2011 li porterà ad editare un nuovo cd Quart Dè Luna, un scintillante disco dove il dialetto è ancora sugli scudi ma (controcorrente alle mode) apre anche qualche finestra all’idioma italico; è un disco persuasivo, vivace e stimolante e vede anche la presenza collaborativa di Alessandro Ducoli alla composizione dei testi.

Dopo la prefazione  di cui sopra, veniamo finalmente a parlare di questo gustoso Piombo, Ferro E Chitarre un cd onesto e trasparente che rivela redenzione e incorruttibilità e che già ben si presenta con un bel titolo e una bella confezione digipack. Innanzitutto presentiamo i componenti della band valtrumplina: Giovanni Pintossi (voce, chitarra acustica e mandolino), Roberto Bettinsoli (chitarra acustica), Cristian Rocco (chitarra elettrica, acustica 12 corde, dobro, banjo), Davide Boccardi (violino), Stefano Grazioli (baghèt, clarinetto, cucchiai), Doriano Zappa (trombone), Marco Foccoli (basso) e Enrico Catena (batteria); poi, con loro c’è un gruppo di ospiti tra cui Dario “Luf” Canossi, genti varie a cori, voci e strumenti mutevoli (percussioni, sax, violoncello, ecc), una banda di paese e un coro di bambini e, ancora una volta, la collaborazione compositiva di Alessandro Ducoli: un poeta un po’ folle e un artista visionario, un autore e dottore della dottrina della parola che si era già fatto notare anni fa alla guida dei mitici Bacco Il Matto (vi ricordate? due cd: San Marco e Cercatori D’Oro) a cui sono seguiti un pugno di intriganti lavori a suo nome tutti da scovare (Malaspina, Lolita's Malts, Brumantica, Taverne Stamberghe Caverne, I Never Shot An Indian, Lupita's Project, ecc.).

Si parte con la title track Piombo, Ferro E Chitarre e il suono già ci cattura dalle prime note: è uno scorrevole country rock alla Flying Burrito Bros con la sei corde elettrica che traccia fluidi mulinelli “la mia chitarra è un fucile, la mia chitarra è un pugnale, suona canzoni d’amore per quelli che gli sanguina il cuore… la mia chitarra è un colore, un arcobaleno nel cielo, e suona canzoni di pioggia per quelli che hanno sete di gocce…”, segue l’enigmatica Ti Offro Una Moneta con l'equilibrio tipico di chi ha mani consumate dalla vita e dal lavoro, il folk sghembo di Io Non Cambierò Il Mondo, con vari interventi vocali tra cui il Ducoli e un coro di bambini; Aggiungo Fumo Al Fumo ha un andamento brioso, con refoli reggae e i fiati che giocano in swing agli anni ’50.

Stanco Di Aspettare ha marchiature e sbuffi prettamente folk, forse una delle tracks più trascinanti, una di quelle che più mi piacciono, è l’irlanda che sconfina con le sue consonanti consumate nelle valli prealpine del bresciano. Nella piacevole Stella Alpina c’è la banda del paese, con tutti i fiati, i clarini & i flauti, il rullante, la cassa & i piatti a far da contorno ai Selvaggi; nell’amabile Itala dagli umori gucciniani c’è Dario Canossi a dar il suo contributo a un cantico di alpini per amore mentre la tenerezza accattivante de L’Ora Di Dormire chiude un lavoro piacevolmente interessante e stimolante sia a livello musicale sia per i testi che hanno il pregio e la magia di prestarsi a differenti e inconsuete opportunità di lettura e interpretazione. That’s all folk!

 

Track List

  • Piombo, ferro e chitarre
  • Ti offro una moneta
  • Io non cambierò il mondo
  • Aggiungo fumo al fumo
  • Stanco di aspettare
  • Stella alpina
  • Itala (feat. Dario Canossi)
  • Medusa
  • L`ora di dormire

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