
Rossella Seno Pura come una bestemmia
2020 - Azzurra Music
Massimo Germini, è il primo filo-rosso e insieme il genius loci dell’album: colora i climi da par suo, firmando musiche e arrangiamenti della quasi totalità dei brani. Il secondo filo rosso è tematico. E' l’eco della canzone sociale che esce allo scoperto ne Gli occhi di Stefano (pensata per Stefano Cucchi): “Stefano è un Cristo/ ha le stimmate rosse/ ma non sono spine/ piuttosto percosse/ e la sua sindone/ hanno messo nel secchio/ tanto quell’uomo/ non sarà mai vecchio”). E in Lasciatemi stare: “Griderò la mia rabbia al mondo sicuro/ sarò con la voce a capo del coro/ ti hanno trovato amore impiccato/ tu eri si dice un uccello legato/ con le lenzuola strette alla gola/ avevi gli occhi e la pelle viola/ non hai voluto chiedere aiuto/ a questo mondo hai lasciato lo sputo”). E poi in Puri come una bestemmia: “Ha gli occhi pesti e segni rossi sulla schiena/ Costole rotte e una catena alla caviglia/ Lui le accarezza la ferita e la cancrena/ perché è tradizione che così si tenga una famiglia/ Il grano per la mietitura/ Il sangue per la vendemmia/ Hanno tutti il cuore puro/ Puro come una bestemmia”.
Il civismo viene fuori più sottotraccia anche in La ballata delle donne e La città è caduta. Per crinali più intimistico-esistenziali scivolano Principessa e Luna su di me, e per rotte metaforiche procede invece La chiamano strega, ideale spunto di partenza del progetto: “Dopo aver letto la storia di Simona Kossak, ne parlai con Michele Caccamo e così nacque il testo di “La chiamano strega” – specifica Rossella Seno – Una biologa che decise di abitare per più di trent’anni nella foresta di Bialowieza, adeguandosi a uno stile di vita antico, vivendo in una capanna senza elettricità, acqua corrente, lontano da ogni comodità. Etichettata come strega, nome che davano in quell’epoca alle donne in grado di comunicare con gli animali e la natura stessa”. Un bel disco contro-vergente, come si vede e si sente. Schierato, schietto, denunciante, e non in modo sterile. Un disco speso all’insegna del logos, nell’accezione duplice di parola (significativa) e di discorso (altrettanto). Per accennare al suo senso ultimo con le parole ancora della Seno: “La donna in croce della copertina è un simbolo. Non rappresenta solo la donna, così maltrattata, ma l’essere umano e la Natura stessa, ecco perché la croce piantata in un mare di rifiuti, sacrificati nel nome del dio denaro, del potere”. Con Massimo Germini alle chitarre, e anche al basso, armonica e mandolino (se serve e quando serve), hanno suonato nel disco: Lele Battista (pianoforte, tastiere, programmazioni, glockenspiel), Emiliano Cava (percussioni), Saverio Gilozzi (violoncello), Simone Rossetti (violino) e Alessandro D’Alessandro (organetto in Sei l'ultimo).