Destini coatti<small></small>
Italiana • Canzone d`autore

Roberta Gulisano Destini coatti

2013 - autoprodotto

11/08/2013 di Mario Bonanno

#Roberta Gulisano#Italiana#Canzone d`autore

Sulle orme dei Baustelle l’ossianic-pop è diventato un genere made in Italy: il drappello di emuli, alcuni sedotti, altri abbandonati, dal fascino dell’abisso si è fatto cospicuo, anche se gli esiti nisba, sono quelli che sono, e per una volta tagliamola qui e non facciamo nomi. L’idea stra-ordinaria di Roberta Gulisano è stata quella di metterci del suo, di stemperare l'apodittica vocazione al racconto crudele, con elisir di sarcasmo & ironia + sacrosanti spunti di rivendicazione post-femminista. La Gulisano sa bene di sfangarla anche con la penna, quindi maramaldeggia con grazia tra la materia da romanzo disseminata in scaletta, derivandone un disco solido, un esordio autoprodotto per una una volta da promuovere senza riserve.

Destini coatti si ascolta e riascolta come un campionario di vite di donne affatto illustri. Come una Spoon River en rose, con dentro molte non-sopravvissute e qualche sopravvivente, immortalate in circostanze varie e in altrettanto varie forme e declinazioni. Il decesso (anche, soprattutto, sociale) è il trait-d’union di questo concept nero-pece, che a tratti ha l’aria di non prendersi sul serio, ma invece sa a memoria ciò che fa e - in special modo - dice fuori e tra le righe delle canzoni. E’ lì che potete imbattervi nelle anime fiammeggianti di Adele che cade (maltrattamento e pregiudizio),  di Christine Meliant (la suicida di C.M.), dell’anoressica-tipo di 100 grammi, de La bella addormentata, e delle diverse altre regine comuni (più di picche che di cuori), casi emblematici di donne molto oltre la fatidica soglia di una crisi di nervi, divise e sospese tra normalità e follia, desiderio di fuga e/o di riscatto.

Dieci ritratti complessivi  e  complessi, bene agghindati come si fa con le damine in tiro grazie al sostegno di ariette vezzose, retaggi folk, accenni jazz, altri bandistici, in un crossover zompettante di piano, chitarre, clarinetto, contrabbasso, e molteplici altre suggestioni musicali. Dieci tracce di anti-eroine che più di così solo la casalinga di Voghera, ragazze, donne, femmine, e nessuna maliarda, lontane mille miglia dalle patinature soft da Mulino Bianco e dal “gusto pieno della vita” pure: molto più realisticamente immortalate in un vezzo, in un tic, una presa di coscienza, uno snodo, un bilancio esistenziale, alle prese con un amore alla resa dei conti (Troppo profondo per le 23), coi propri limiti (Canzone per donna imperfetta), troppo spesso con l’ottusità delle convenzioni sociali.

Come a questo punto potete dedurre, ciò che ne discende è un album originale, servito in agrodolce, mutuato dai racconti di Goliarda Sapienza (il titolo del disco è quello di un suo libro) ma non succube: pensato, scritto, interpretato, con misura e intelligenza. Idealmente dedicato “ a tutti coloro che non lasciano il gioco alla prima mano, a tutti quelli che pretendono sempre la rivincita, e a chi sa vivere la sconfitta come la parte più interessante del gioco”. Se questa è la filosofia di vita di Roberta Gulisano meglio per lei; una cosa, nella fattispecie, è più che sicura: la sfida del primo cd l’ha stra-vinta con pieno merito e a pieni voti. Brava. Prima di chiudere: come gost-track figura in scaletta anche  una dignitosissima rilettura dell’endrighiana Via Broletto 34.



 



 

 

 

Track List

  • ALICE CHE CADE
  • FREAK & CHIC
  • C.M.
  • LA BELLA ADDORMENTATA
  • LE PAROLE CHE NON HO
  • DESTINO COATTO
  • 100 GRAMMI
  • CANZONE PER DONNA IMPERFETTA
  • TROPPO PROFONDO PER LE 23
  • VALZER PER LICIA
  • VIA BROLETTO 34

Articoli Collegati

Roberta Gulisano

Piena di(s)grazia

Recensione di Antonio Galota