Dio c'è <small></small>
Italiana • Pop • Pop-rock, synth-pop

Numero 6 Dio c'è

2012 - Urtovox/Audioglobe

19/11/2012 di Michele Porcile

#Numero 6#Italiana#Pop #Synth-pop

Dio c’è è stata per tanti anni una frase in codice che celava, sotto l’apparente messaggio cristiano, una segnalazione ben precisa per il mercato della droga: la presenza operativa di un pusher in quel territorio.

Il nuovo disco dei Numero 6, il quarto della serie, inizia proprio con un titolo provocatorio. Una goliardata, un doppio senso ancora più criptico o più semplicemente un modo per rendere accattivante e fissare nella mente un prodotto come LP ormai smaterializzato e facilmente preda dell’anonimato nell’arco di pochissimo tempo; soprattutto oggi nell’era del download selvaggio, quando un disco mantiene alta l’attenzione dell’ascoltatore solo per pochi passaggi per poi essere sostituito dall’ennesimo “scarico”.

Fortunatamente, dopo poche tracce, viene scongiurata la brutta sensazione di sentirsi scivolare via un lavoro dalla struttura rodata, ma senza alcun sussulto di novità sostanziale. Sempre sulla falsariga dei Blur con tutte le loro varianti temporali sino ai progetti solisti di Damon Albarn, si scorgono in lontananza alcune ritmiche di Franz Ferdinand memoria e riff di chitarra presi in prestito dai Pavement. Coordinate invariate, ma il valore di questo nuovo album sta nella capacità di manovrare i propri gioielli e scendere ancor più nella lettura del profondo umano.

La piacevole rottura sta nell’incedere di certe melodie come in Storia Precaria, dove si parte con ritmo cadenzato per poi allungarsi in un overtiming dallo standard canzone e sconfinare in effetti fortemente futuristi figli di un uso nuovo del “vecchio synth” … Già da decenni lo faceva John Foxx e lo abbiamo sentito fare recentemente dai nostrani Namb. Il testo è un mix di aneddoti e illusioni che fanno da sfondo alla sempre più grave ingiustizia sociale dei giorni nostri. Una nota particolare per la voce di Giulia Sarpero che duetta con Mezzala Bitossi.

Se volevate anche qualcosa di vintage, o meglio che sappia di anni settanta, ma che suoni decisamente pulp, non bisogna tralasciare gli echi di Persone che potresti conoscere quasi una risposta metafisica al titolo dell’ultimo album dei Calibro 35. Una nuova coscienza musicale che ormai è diventata un classico. Tra una scia acustica leggiadra e un arrangiamento rock sbarazzino s’insinua un testo da dieci e lode in ’66, apparentemente solo “burro e archi”, ma che affronta con velata sensibilità il tema non facile delle nostre radici e del rapporto padre figlio. Difficile non affezionarsi a un pezzo come Un mare, pop sublime a tratti progressive, che scorre come una seta sulla pelle.

Un viaggio introspettivo fatto di tanta delicatezza e misura. Un’aria che, questa sì, riporta con nostalgia ai fin troppo sottovalutati dEUS e agli anni novanta.

 

Track List

  • Mi arrendo
  • Low cost
  • Scappa via
  • Crash!
  • Storia precaria
  • Persone che potresti conoscere
  • Dio c’è
  • Domatore di coglioni
  • Fa ridere
  • La vita sbrana
  • Sessantasei
  • Un mare
  • A chi è infallibile