Mirabassi - Di Modugno - Balducci Girasoli
2023 - Fone` Jazz / IRD
Trio d’eccellenza quello che sovrintende a questo Girasoli, in perenne equilibrio tra folk / classica / jazz (elencati in ordine decrescente di incidenza).
Gabriele Mirabassi (clarinetto), Nando Di Modugno (chitarra classica) e Pierluigi Balducci (basso acustico) danno vita a un combo cameristico che gioca tutto su dinamiche soffuse e raffinate, melodie offerte con attenzione alle sfumature, strutture chiare mutuate da un patrimonio popolare rivisto con sapienza e personalità.
Importante è il riferimento al latin di derivazione soprattutto brasiliana e spagnola che viene elaborato con una sensibilità tutta mediterranea, arrotondato nei toni e nei ritmi, reso solare da una certa sobrietà armonica e temperato nelle cadenze ritmiche che, ad appannaggio del basso acustico, decorano più che marcare.
Il brano di esordio, per esempio, si allontana dalla matrice originale principalmente caratterizzata dal mandolino di Jacob Do Bandolim; ne manitene l’idea melodica ma l’esecuzione è più “soave” grazie al legato del clarinetto e della delicatezza delle corde, che ne propongono quindi un’interpretazione virata al classico.
Stesso effetto lo si nota in Party in Olinda; melodia osservata, vena di base accordale jazz rispettata ma con accenti meno “frenetici” a favore di una trama più scorrevole, arricchita da un’improvvisazione chitarristica motivica e da un clarinetto che sostituisce il canto con un effetto analitico. Il brano pare scomposto nelle sue parti e riproposto con più attenzione ai dettagli; esito decisamente affascinante.
All’ascoltatore arrivano soprattutto particolari nascosti che gli artisti riescono ad evidenziare grazie al dosaggio degli interventi ed anche ad una registrazione di ottima qualità, per la quale va un sincero plauso alla discografica.
Non mancano passaggi più vicini alla sensibilità classica, come Pavane; anche qui si conservano alcuni elementi base quali il ritmo binario e un certo richiamo alla danza lenta di eredità storica ma il tutto viene diluito in un elegante recitazione che sposta l’asse verso il canto.
L’interpretazione musicale è di gran classe.
Mirabassi si esprime con tutta la sua capacità a cavallo tra l’accademico, l’impro e la sensibilità popolare tenendo sempre eleganza e chiarezza come criterio estetico.
Di Modugno si esprime con tocchi leggeri e nitidi, senza mai una minima smagliatura riuscendo a separare sempre le singole dizioni sia negli accordi che negli arpeggi e nei passaggi orizzontali.
Balducci recupera gli echi intensi del basso acustico del fado riportandoli alla logica meno nostalgica dei brani in scaletta.
Un raro esempio di sapienza acustica, decisamente affascinante e coinvolgente.
Gabriele Mirabassi (clarinetto), Nando Di Modugno (chitarra classica) e Pierluigi Balducci (basso acustico) danno vita a un combo cameristico che gioca tutto su dinamiche soffuse e raffinate, melodie offerte con attenzione alle sfumature, strutture chiare mutuate da un patrimonio popolare rivisto con sapienza e personalità.
Importante è il riferimento al latin di derivazione soprattutto brasiliana e spagnola che viene elaborato con una sensibilità tutta mediterranea, arrotondato nei toni e nei ritmi, reso solare da una certa sobrietà armonica e temperato nelle cadenze ritmiche che, ad appannaggio del basso acustico, decorano più che marcare.
Il brano di esordio, per esempio, si allontana dalla matrice originale principalmente caratterizzata dal mandolino di Jacob Do Bandolim; ne manitene l’idea melodica ma l’esecuzione è più “soave” grazie al legato del clarinetto e della delicatezza delle corde, che ne propongono quindi un’interpretazione virata al classico.
Stesso effetto lo si nota in Party in Olinda; melodia osservata, vena di base accordale jazz rispettata ma con accenti meno “frenetici” a favore di una trama più scorrevole, arricchita da un’improvvisazione chitarristica motivica e da un clarinetto che sostituisce il canto con un effetto analitico. Il brano pare scomposto nelle sue parti e riproposto con più attenzione ai dettagli; esito decisamente affascinante.
All’ascoltatore arrivano soprattutto particolari nascosti che gli artisti riescono ad evidenziare grazie al dosaggio degli interventi ed anche ad una registrazione di ottima qualità, per la quale va un sincero plauso alla discografica.
Non mancano passaggi più vicini alla sensibilità classica, come Pavane; anche qui si conservano alcuni elementi base quali il ritmo binario e un certo richiamo alla danza lenta di eredità storica ma il tutto viene diluito in un elegante recitazione che sposta l’asse verso il canto.
L’interpretazione musicale è di gran classe.
Mirabassi si esprime con tutta la sua capacità a cavallo tra l’accademico, l’impro e la sensibilità popolare tenendo sempre eleganza e chiarezza come criterio estetico.
Di Modugno si esprime con tocchi leggeri e nitidi, senza mai una minima smagliatura riuscendo a separare sempre le singole dizioni sia negli accordi che negli arpeggi e nei passaggi orizzontali.
Balducci recupera gli echi intensi del basso acustico del fado riportandoli alla logica meno nostalgica dei brani in scaletta.
Un raro esempio di sapienza acustica, decisamente affascinante e coinvolgente.
