
Max Ferri Trio Message
2022 - Ultra-Sound Records
Gli artisti offrono un percorso personale variegato; accademico per Max, vicino al pop per William e di matrice più specificamente jazz per Giorgio.
Il mix funziona benissimo dando vita a un lavoro attraente, a tinte principalmente rock e funk con una sintassi jazz che porta ad una geometria da power trio arricchita sia tecnicamente che espressivamente.
L’impatto principale del lavoro è all’insegna del groove concepito come un’idea ribadita ed elaborata tramite progressioni, improvvisazioni e splendide modulazioni ritmiche. Slanci che ricordano, almeno a chi scrive, l’approccio energico di Ray Vaughan esteso con un interpaly che rende all’ascoltatore un’impressione corale, diremmo quasi democratica e per certi versi raffinata grazie alla sapienza strumentale dei musicisti.
C’è di tutto nel lavoro; funk alternato a fraseggi quasi progr, cenni pischedelici e melodie latine, rock anni ’70 e jazz con spunti di free. Il bello è che in nessun momento si ha l’impressione di un collage appiccaticcio, tutto è molto naturale e logico diventando quindi spontaneo ed originale.
La cultura degli artisti si manifesta nella capacità di modulare le strutture dei brani, utilizzando le varie sezioni / temi per valorizzare i contributi individuali che, viste le diverse matrici musicali, rendono quasi un effetto responsoriale alle idee base di ciascun pezzo.
Le composizioni sono quasi tutti originali e dalla scaletta estrarremmo Message come momento più esemplificativo. Questo grazie all’intreccio organico tra funky e jazz espresso da uno stretto interplay che esalta quell’effetto di collettivo già menzionato.
Il lavoro presenta anche delle rielaborazioni di composizioni di altri quali la traccia 2 (Jimi Hendrix), proposta con un’intro psichedelica e uno sviluppo jazz nelle sezioni A, mentre nella parte B vede esaltata la vena rock grazie a un basso che marca le tre note dell’armonia lasciando decollare i colleghi in modo ineccepibile.
La traccia 6 riprende una composizione di Joe Henderson (periodo anni ’60 della Blue Note) rivista con una diversa modulazione ritmica e in parte semplificata, ma non banalizzata, mantenendo la brillantezza e l’immediatezza dell’originale.
In definitiva un lavoro decisamente apprezzabile e in grado di reggere ad ascolti continuati, tutt’altro che esclusivo ma non solo divulgativo, bene in equilibrio tra istinto e progetto per una proposta qualificata accessibile a molti.