The Light Inside<small></small>
Americana • Songwriting • Folk rock

Marybeth D’amico The Light Inside

2011 - LongMan Records

26/09/2011 di Gianni Zuretti

#Marybeth D’amico#Americana#Songwriting #Folk rock

Un satellite americano caduto in Germania, ecco come ci appare Marybeth D’Amico, se è vero che proprio dal centro dell’Europa, precisamente Monaco di Baviera dove si era trasferita come giornalista, è dovuta partire la sua stella musicale con Heaven, Hell, Sin & Redemption (2008), ottimo album di debutto che ci aveva particolarmente colpiti per le qualità letterarie e per l’intensità interpretativa. 

La songstress del New Jersey (ma un po’ di Italia non riesce a nascondersi nel suo cognome) decide di ritornare dall’altra parte dell’Oceano dove, essendosi accorti di lei grazie al successo di quell’album, approda ad Austin e ritrova una produzione sopraffina grazie sempre a Bradley Kopp e alla sua Band costituita da musicisti esperti e finissimi (a cominciare dallo stesso Kopp alle chitarre) oltre a Paul Pearcy (drums), Glenn Fukunaga (bass), David Webb (keyboards) e Mark Hallman (mandolin, mandola and bouzouki), sono una vera squadra di eclettici e sensibili strumentisti, che hanno lavorato con decine di artisti importanti del genere Americana, i quali, sotto la sapiente regia di Kopp, danno alle belle canzoni di Marybeth un piglio  più rock rispetto al lavoro di debutto, che era orientato ad un  folk pop un po’ più intimista; e alla fine il tutto ci guadagna enormemente, ci troviamo infatti tra le mani un disco ancora una volta fresco e solo in parte sorprendente che ci conferma tutta la qualità della D’Amico che avevamo a suo tempo intuito.

La sua voce a tratti ci ricorda la limpidezza (forse un po’ più nasale) di Kathleen Edwards ma anche certa pigra indolenza, nel porgere la melodia, tipica di Lucinda Williams, come pure i temi un po’ scuri di alcune canzoni ci accompagnano, questa è la costante che si rinnova rispetto al debutto, anche se si aprono squarci di luce nella sua scrittura a conferma di una ritrovata serenità che le difficoltà della vita le avevano tolto. 

The Darkest Day, energetica e vitale, potrebbe essere un bel singolo FM, sta tra Jackson Browne e la Williams, Beneath The Rubble, ti entra sotto pelle con grazia ed eleganza e non smetteresti di ascoltarla, Don’t Look Back possiede un tiro alla Tom Petty ed è davvero una grande canzone che si sviluppa  in una progressione tra chitarra ed hammond davvero pregevole. This House, Star Crossed e Tiny Star sono un ritorno a momenti più intimisti mentre This Is My World é una ballata ariosa che si rifà alla grande tradizione folk rock americana. Un discorso a parte merita Der Grenzer, il brano più folk ed “impegnato” del disco (anche se sono bellissimi ed epici gli interventi all’elettrica di Kopp), la canzone tratta con pathos il tema del muro tedesco tra est ed ovest visto da una guardia di frontiera e parla di tutto il dolore e i morti che quella triste pagina di storia ha procurato. Intensa.

Grande disco signora D’Amico, la “luce dentro” del titolo oltre ad essere quella riferita alla riacquisita serenità interiore, forse è anche quella che guida la sua penna nello scrivere le sue preziose canzoni.


 





Track List

  • The Darkest Day
  • Beneath the Rubble
  • Stubborn Land
  • Don´t Look Back
  • Inside Out
  • This House
  • Walk Away
  • Reborn
  • Der Grenzer
  • Star-Crossed
  • This is My World
  • Tiny Star

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