Mars Volta De-loused in the comatorium
2003 - GSL / STRUMMER / UNIVERSAL
I due superstiti, Cedric Zavala e Omar-Rodriguez Lopez, hanno assoldato qualche nuovo memebro con l’idea di andare oltre quel muro eretto a colpi di hardcore: il cambiamento è netto, anche se già in precedenza se ne poteva scorgere qualche scintilla nella cenere che gli At The drive In lasciavano ai loro piedi. Oggi quelle scintille ardono, sprizzano da un fuoco che brucia alto e imperioso: progressive, psichedelia, ambient e metal.
A produrre c’è Rick Rubin e in studio ci sono Flea e John Frusciante dei Red Hot Chili Peppers, ma quello che è veramente cambiato è l’approccio alla musica. Se gli At the Drive In erano un esplosione di energia, in cui punk e rap venivano incastonati come magli perforanti, i Mars Volta sono un implosione che brulica e sussulta interiormente.
Il disco è un concept ispirato alla morte suicida dell’artista Julio Venegas, di cui vengono narrate le percezioni mentali vissute durante il coma. Anche per via della scomparsa del tastierista Jeremy Ward, questo contesto è stato fagocitato e assimilato dalla band fino a rimetterlo in circolo come sfondo e come materia di ogni brano, con lunghe suite che vanno oltre i sei minuti: i Mars Volta sono oggi in una realtà a sé stante, da collocarsi tra la dimensione dei Tool e quella dei Dream Theater. La voce di Cedric si alza con echi zeppeliniani, mentre la band adotta scale progressive e percussioni, echi ed effetti elettronici, assalti inquietanti e parti melodiche d’atmosfera. Più che l’impatto sonoro, dominante negli At The Drive In, a colpire è la scioltezza con cui i brani si sussegguono, come fossero un corpo unico, spesso improvvisato, quasi un effetto di un’incoscio turbato.
In questo turbamento gli arrangiamenti si muovono in maniera imprevedibile, come in un viaggio verso l’ignoto: per quanto nei momenti più duri il suono sia a tratti disarmonico, gotico e addirittura apocalittico, la furia della band non è mai fine a se stessa, varia di continuo, come una scheggia impazzita, come una mente malata. Non ci sono sfoghi o vie d’uscita: una volta entrati in questo viaggio mentale, si deve proseguire fino in fondo oppure abbandonare tutto per sempre.
I Mars Volta sono una band da amare o da odiare: insieme ai Tool e ai System of a Down, tra le migliori sfornate negli ultimi anni dalla fucina del metal. Se al primo disco hanno già la forza di spaccare in due l’opinione di critica e pubblico, la strada che hanno intrapreso potrebbe davvero portare in qualche luogo sconosciuto. Già c’è chi lo chiama post-hardcore, ma non sarà così facile, soprattutto quando saranno usciti dal coma.