Lucero When You Found Me
2021 - Liberty & Lament/Thiry Tigers (Distr. Goodfellas)
I rumorosi riff di Have You Lost Your Way e l’incalzante distorsione spezzata dai tasti del suono lucido di un piano, offuscano la scena su visioni oniriche di entità malvagie, di fughe nella tempesta della notte, e i sentimenti di di coraggio e rabbia si attorcigliano inquieti su una narrativa libera e sospesa. Un brano d’apertura che musicalmente resta punto di partenza da dove il cammino si era interrotto con Among The Ghost, il precedente album del 2018. Un sound che si impossessa nuovamente della batteria ovattata, enigmatica e “androide” di Roy Barry e della voce baritonale di Ben Nichols, dei beat ipnotici e di quella sensazione da atmosfera gotica del sud. Registrato al Sam Phillips Recording Studio di Memphis, Matt Ross mette al centro della scena la naturale evoluzione della band verso sonorità evocative e visioni ad ampio schermo, mentre le lunatiche deviazioni dei tasti Rick Steff, che aggiunge un sintetizzatore all’ex estetica country/rock della band, fanno di When You Found Me un album cinematico, in movimento, agitato e possente, ma ponderato e riflessivo al tempo stesso.
Outrun The Moon, con le potenti chitarre al centro della scena, disegna nell’anima funeste immagini ricalcate dalla voce profonda di Nichols e da un mid tempo agganciato a un ritornello inquietante. E’ Coffin Nails a ritornare invece a un più vicino roots/rock meridionale, dominato da accesi riverberi, tasti squillanti e ritmi cadenzati che lasciano intuire le trame spazio-tempo di ballate futuristiche, come Pull me Close Don't Let Go a ricordare l’ultimo Jonathan Wilson. Paternità, famiglia e sentimenti riempiono i temi di un album ricco di sfumature che se ne vanno, ritornano e rimangono confuse fra i colori di un rock mescolato nelle chitarre rumorose di Brian Venable e nei tappeti pianistici di Rick Steff e adornato di vaganti sonorità anni ottanta Il senso delle western plains di All My Life, le spavalderie da saloon di The Match, le apocalittiche visioni nei droni di A City Of Fire, i bagliori power punk americani di Back In Ohio e gli affettuosi pensieri della splendida title track in chiusura, compongono un album vario e suggestivo.
Lasciarsi trasportare diventa d’obbligo, dove si vada, poi, non si sa….
Sono i Lucero nell’era della pandemia.