
Los Lobos The town and the city
2006 - Mammoth / Hollywood Records / Emi
Grazie a questo giochetto qualcuno si era immaginato una raccolta di canzoni sul fare di “The neighborhoood”, complice anche l’ambientazione urbana della copertina.
In effetti “The town and the city” possiede la coesione che è mancata agli ultimi lavori dei lupi, soprattutto al deludente “The ride”, ma ancora non basta per essere quell’album importante che da tempo ci attendiamo Hidalgo e compagni tornino a fare.
A riascoltare le recenti prove in studio si ha infatti l’impressione che i Los Lobos si trovino a registrare senza la fame che guida il branco, accontentandosi di battere un po’ tutti i sentieri già percorsi: forte della qualità e dell’esperienza accumulate negli anni, ogni membro della band sa dove i rispettivi compagni dirigano il loro fiuto e li segue a turno nella solita battuta di caccia.
Per quanto ben costruiti e suonati, risultano ormai prevedibili pezzi come “Two dogs and a bone” e “Little things”, che non aggiungono né tolgono nulla a quanto fatto dai Los Lobos e tantomeno al corso di questo disco. Non mancano le parti latine in “Luna”, con tanto di tres, sax e percussioni, e soprattutto in “Chuco´s cumbia” e “No puedo mas” infarcite da par suo da Cesar Rosas. Ma più che altro nel disco c’è una tensione che procede senza troppi cali, almeno nella prima metà della scaletta: le ballate oscillano su umori blues aggiornati e densi, ben amalgamati dal lavoro del basso, e, pur mancando un pezzo davvero forte, tracciano un cammino che dall’ideale valle degli antenati scende nel cuore di una città contemporanea.
Con “The town and the city” i Los Lobos ribadiscono la loro attenzione per un’umanità emarginata e migrante mettendosi a fianco della stessa in un percorso obbligato dall’antico al moderno, dalla periferia al centro urbano.
Nella seconda parte dell’album spicca la ballata conclusiva “Town”, che torna a cantare l’inestinguibile bisogno delle radici.
Indubbiamente “The town and the city” è un cd da lodare, da apprezzare, e i Los Lobos continuano ad essere una band di confine, una di quelle che meglio cantano l’ultima vera frontiera americana.
Proprio per questo da loro ci aspettiamo dischi roots meticci e bastardi, pronti a tutto pur di varcare il limite imposto e sopravvivere all’usura dei tempi moderni.