Possiamo dire che l´opera è intrisa di un´energia che stilla giovinezza da ogni dove: chi ha raccontato la gioventù di quegli anni, lo ha fatto spesso in maniera estrema, non badando allo spirito di spensieratezza e creatività, sentimenti centrali per le generazioni di quei tempi. Ci piace immaginare la musica dei Lombroso, in un "Giorno Semplice", trasformarsi in delicata colonna sonora, magari per qualche film dal tema rievocativo e un po’ revival: troviamo diverse affinità tra le prestazioni di Manuel Agnelli & Co. in "Gioia e Rivoluzione" (o.s.t. nel film di Chiesa - Lavorare Stanca), con gli attacchi elettrici di "Esercizio Mentale", nei controtempi canori di "Una Ragione Credibile" e nel mood di "Io Credo".
L’elemento cantautorale colpisce nel segno. Nella maggior parte dei casi, è rappresentato dallo spettro di Battisiti che affiora nell´anima della forma-canzone: l´essenzialità che emerge dallo stile compositivo dei brani è la caratteristica che piace di più in assoluto. Il duo ha lavorato in modo da mantenere le canzoni in una veste povera, senza troppi arrangiamenti o piallature tecniche, sostenendo una certa fisicità anche quando si devia in argomentazioni musicali psichedeliche, dove tutti gli arrangiamenti sono rappresentati solo dall´effettistica della chitarra di Dario.
Quasi in contemporanea all´uscita del disco "solista" (“Smile”) di Brian Wilson, autore di capolavori come "Good Vibration" e "Heroes And Villains", godiamo quando ascoltiamo "Non è Quello Che Vorrei" e "Attimo", considerando i due brani una sorta di omaggio all´italiana al surf-rock psichedelico dei Beach Boys.
Il disco termina con la cover (in forma di Ghost Track) di Battisti/Mogol "Insieme a Te Sto Bene", eseguita con buon gusto seventy/rock’n’roll.
Lombroso è un esordio di undici belle canzoni, ricche di citazioni volte ad omaggiare alcuni dei più importanti riferimenti della musica contemporanea, il tutto elaborato da due musicisti, Dario Ciffo (violinista degli Afterhours, qua voce e chitarra) e Agostino Nascimbeni (alla batteria), che si sono distinti per merito di spontaneità, senza mai cadere nel celebrativo puro pur riempiendo l’album di numerose citazioni musicali.