In the maybe world<small></small>
• Pop, Cantautore

Lisa Germano In the maybe world

2006 - Young God Records

01/10/2006 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Lisa Germano #Pop #Cantautore

La cifra stilistica di Lisa Germano è sembrata talvolta una nebulosa onirica da rischiarare con il peso di paragoni più concreti con le sue (più giovani e fortunate) colleghe: si potrebbe dire infatti che suona più indie di Tori Amos, più riflessiva di PJ Harvey e così via, all’infinito. Eppure al settimo album dovrebbe essere ormai chiaro che il proprium della musica della cantautrice-violinista dell’Indiana consiste nelle ballate dotate del fascino rallentato e sussurrato della nenia, della “Lullaby” che campeggiava nel titolo del precedente album autoprodotto.
La musa di Lisa ha sempre qualcosa di cupo e risentito ed esibisce le cicatrici intime dell’abbandono e del distacco, ma, anziché esprimersi con aggressività, ha la grazia leggera di un vago lirismo, con tratti di visionarietà e le tonalità dimesse di una preghiera sospirata che talvolta sa rovesciarsi in bestemmia a bassa voce. È il caso di una delle perle del disco, “Red Thread”, in cui lo sconforto si aggrappa con forza al labile baluginio delle ultime irreali speranze, mentre graffia con la pronunzia discreta, meravigliosamente pacata e interiore di quell’esplicito “Go to hell fuck you”, tra cenni di ritmo ovattati e ricami di piano che sono sale e ghiaccio sulle ferite.
“A Seed” esemplifica pienamente le atmosfere del disco, che mescolano limpido e torbido, i colori pastello della fiaba con le tinte spente o straniate dell’incubo, in un album in cui volutamente la morte, intesa come termine ineludibile della vita, dei sentimenti, dei pensieri, è ricorrente, gelida carezza del destino da fronteggiare con dignità e coraggio. Pure i disegni di Francesca Sundsten paiono stampe crepuscolari, reliquie che immortalano una natura apparentemente elegiaca, eppur maligna, raggelata nella lontananza di un ambiguo passato da cartolina.
La musica dipinge d’altronde dimensioni parallele e possibili, come il mondo incantato che attraversa libero il gatto, ormai morto, della Germano, tra il cinguettio degli uccellini e il contrappunto di acuti di “Golden Cities”.
Drammatica è la voce in primo piano sul tappeto degli arpeggi chitarristici di Johnny Marr in “Wire”, mentre come un allucinato notturno, gonfio di nostalgie retrò, si presenta “In the land of fairies”, descrizione dell’enigmatica agonia dello spirito straziato dagli spettri dei ricordi. Dolceamara e lacerante cantilena è l’indie-folk “Into Oblivion”; notevole è invece la ritmica cadenzata ed eterea di “After Monday”, in cui fluttuano le note di un pianoforte ora melodico, ora voce antica e lontana di una litania che ricostruisce volontaristicamente un equilibrio sulle minacce del dolore. Toccanti sono poi la bellissima “The Day”, piccolo affresco minimale, eppure mestamente grandioso del breve ciclo delle illusioni e delle delusioni, in cui tastiere da carillon dialogano con i violini e si sdoppiano nei riff di chitarra, e “Too Much Space”, in cui un accorato crescendo di viva drammaticità frammenta il principale dolcissimo riff di piano e violino che struttura la canzone: i versi di Lisa qui bisbigliano lo strappo di una distanza, pensando ai problemi cardiaci del padre. Ritratto di una vita confusa e incoerente è infine “Moon In Hell”, animata dall’organo di Patrick Warren e chiusa da una girandola di violini.
C’è spazio anche per un tributo a Jeff Buckley, composto ai tempi della sua morte: un piano molto classico, denso di malinconia, scandisce così in “Except for the Ghosts” una catabasi tra le onde del mare e nella piena del tempo.
Il disco, pubblicato per la Young God di Michael Gira (già chitarrista degli Swans e ammiratore della Germano) e prodotto nuovamente con l’aiuto di Jamie Candiloro, snocciola insomma dodici brevi dolenti episodi di ricomposta serenità, ritrovata guardando nello specchio tragico, ma consolante nella sua certezza, della fugacità delle piccole cose umane e terrene.

Track List

  • THE DAY|
  • TOO MUCH SPACE|
  • MOON IN HELL|
  • GOLDEN CITIES|
  • INTO OBLIVION|
  • IN THE LAND OF FAIRIES|
  • WIRE|
  • IN THE MAYBE WORLD|
  • READ THREAD|
  • A SEED|
  • EXCEPT FOR THE GHOSTS|
  • AFTER MONDAY