Kai Strauss Getting Personal
2017 - Continental Blue Heaven / IRD
#Kai Strauss#Jazz Blues Black#Blues #Sax Gordon #Tony Vega #Big Daddy Wilson #The Electric Blues All Stars
Kai Strauss ha iniziato ad amare il blues negli anni ottanta attraverso la collezione discografica dei suoi genitori; dopo l’iniziale passione per classici come Albert King o Buddy Guy e affermatosi presto come chitarrista blues elettrico, per tre lustri ha girato i palchi di mezza Europa con l’armonicista texano Memo Gonzales. La tappa successiva lo porta alla svolta solista dove forma una propria band: The Electric Blues All-Stars. Da qui è storia recente: il musicista di Lengerich ha alle spalle due buoni album Electric Blues (2014) e il pluripremiato I Go by Feel (2015) che hanno già raggiunto le attenzioni degli appassionati di settore, magari anche quelli inizialmente più diffidenti.
Nel nuovo Getting Personal i dodici brani sono tutti a sua firma, in parte composti a quattro mani con ospiti di livello come Tony Vega, Big Daddy Wilson e in ben cinque si affida al talentuoso sassofonista di Detroit Sax Gordon Beadle.
Kai Strauss graffia la chitarra in modo intenso e certosino, le sue influenze stilistiche maggiori sembrano affondare le radici soprattutto nel Texas blues di Albert Collins e Freddie King ma volendo i riferimenti potrebbero essere più ampi. Getting Personal conferma le buone intuizioni del passato, si rivela disco vitale con ritmiche accese e arrangiamenti davvero ben prodotti nei Megaphon Studios di Martin Meinschäfer (Arnsberg).
Se il disco non mostra fondamentalmente bassi qualitativi (potrebbe smentirmi l’accademico rock and roll di Get The Ball Rolling) tra quelli alti fanno bellissima figura gli strumentali : l’ottimo groove jazzato della title track e la commovente/sensazionale lenta marcia elettrificata di Blues for Anne (dedicata alla madre). Ma c’è poco da analizzare, il disco scorre nelle vene alla pressione e ai ritmi giusti, dopo la bella apertura di The Blues Is Handmade la straordinaria alchimia fiati-chitarre di Quick Buck ti porta via dalla sedia d’ascolto e lascia cadere i tuoi sensi intorno a purissimi assoli jazzati, orgasmi sonori raggiunti da una sapienza armonica e musicale certamente non comune. Ha proprietà altrettanto benefiche ma di natura diversa l’r&b contagioso di Did You Wrong, mix di gioiosità swing che si sublima in assoli chitarristici (sempre baciati dai fiati, vedi Sax Gordon) di primissimo livello. Due brani che insieme riescono davvero ad elevare e valere il prezzo di un cd mai veramente sotto il livello di guardia.
Ma in definitiva, cosa ci offre di “suo” questo notevole chitarrista blues elettrico tedesco? Prima di tutto una tecnica dello strumento sopraffina (ascoltare per credere), poi un’orchestrazione, una sensibilità negli arrangiamenti assolutamente singolare (che non rinnegano il passato ma si affidano anche alla scena blues contemporanea) e un canto che, pur non riuscendo a pareggiare a livello espressivo l’elevato standard tecnico/compositivo è assolutamente integrato e dotato di una propria onesta, sentita vocalità (con evidenti rimandi alla matrice nera).
In Getting Personal (già premiato dalla critica musicale tedesca) non ci saranno aspetti particolarmente nuovi ma il disco si muove su coordinate realmente personali (il titolo del disco non è casuale) e dettate da una diffusa e rilevante qualità musicale. Kai Strauss si conferma una delle figure più interessanti dell’attuale scena electric-blues europea.