100 Years<small></small>
Rock Internazionale • Alternative • Blues

Hugo Race e Michelangelo Russo 100 Years

2024 - Gusstaff Records

12/11/2024 di Luca Swanz Andriolo

#Hugo Race e Michelangelo Russo#Rock Internazionale#Alternative

La chitarra si riconosce fin dall’inizio. Poi entra la voce ed è ancora più inconfondibile. L’armonica lontana traccia inevitabili trame blues. La coppia Race/Russo, che ha già ridato smalto contemporaneo a John Lee Hooker, si cimenta in 100 Years con composizioni inedite, ma che traggono ancora linfa da quel materiale. Elettronica e psichedelia, distorsioni misurate e ritmica minimale che fa battere timidamente il piede: per certi versi, si dirà, nulla di nuovo. Ma non è l’innovazione a muovere progetti simili. E comunque una visione attuale del blues, che mantiene lo spirito atavico di ripetizione e narrazione, è sempre utile. Anzi, certi dischi sono come una risposta a Bonamassa e Co.

Lost Children è quasi uno spoken, anche se la pentatonica emerge nella labile linea vocale. Un racconto sommesso e oscuro. La canzone parla in prima persona di bambini scomparsi: “I believe we have gone to heaven / have you heard about us lost children / nobody knows that’s the truth”. Il delay dice il resto, immergendo l’ascoltatore in un minaccioso crepuscolo. Il senso di oscurità permane con Somebody Help Me. La voce di Race non indulge in bassi cavernosi: non c’è più bisogno di marcare il territorio. Anche l’elettronica è dosata. Nessun picco emotivo, neanche quando si parla di assenza o di disastri (sul booklet compaiono punti esclamativi, ma nell’interpretazione vocale tutto resta sommesso). La più ipnotica Eternal City, che pare omaggiare ancora John Lee Hooker in alcuni interventi di chitarra, accompagna alla conclusiva, strumentale Golden Time che suona più aperta e lirica, quasi ambient: titoli di coda con uno spiraglio di luce. 

Si tratta dunque di un disco placido e maturo, dai tempi dilatati, desertico e notturno, basato su un’atmosfera coerente ed omogenea, al punto forse di sfiorare una certa monotonia, che non disturberà l’ascoltatore affezionato. L’assenza di assoli di chitarra e di armonica è una scelta deliberata: gli arrangiamenti (più complessi di quanto non paiano ad un ascolto superficiale, stratificati in ondate di riverberi da una produzione anch’essa personale e riconoscibile) sono un tappeto sonoro. Per il resto, in questo disco il blues è narrazione. Come deve essere.

Track List

  • 100 Years
  • Lost Children
  • Somebody Help Me
  • Earths Answer
  • War Outside My Window
  • Eternal City
  • Golden Times