Giulia`s Mother Here
2017 - Inri
#Giulia`s Mother#Italiana#Alternative #Giulia`s Mother #Here
Dopo un disco di debutto, Truth datato 2016, che ha riscontrato l'apprezzamento di pubblico e critica, è difficile tornare in studio dopo solamente un anno per provare a dare un seguito a quanto di buono fatto col primo lavoro. Ma i Giulia's Mother non si sono fatti intimorire ed eccoli con il loro secondo lavoro, Here.
La strada da percorrere è la stessa del primo lavoro. Registrazioni in presa diretta, senza manipolazioni, in modo che tutto quello che si sente sul disco possa essere riprodotto fedelmente in concerto. Quello che sentiamo è la chiara e semplice idea che il duo torinese ha della propria musica.
Testi che si basano sugli scritti di Stephen Hawking, musiche semplici, dirette ma al contempo studiate e mai banali, una voce che il più delle volte sembra sussurrare i versi ma sa anche esplodere quando deve. Questi gli elementi su cui si basa questo Here.
La struttura è quella del cantautorato, ma si guarda più all'estero che all'Italia. I richiami ad artisti del filone di Bon Iver sono parecchi, ma questi due ragazzi torinesi sono anche figli, o nipoti, di Simon & Garfunkel nel loro essere eterei, delicati e poetici per tutte e undici le canzoni del disco.
Dopo l'apertura con la titletrack Here, Event Horizon lascia trasparire inquietudine, con la voce che da sussurro si fa quasi lamento. Everything We Need ci trasporta invece in una delicata e dolcissima armonia pop. La chitarra energica al centro di We Are Free va a spezzare il mood che si era creato accompagnandoci verso Orion, brano in totale controtendenza con il resto dell'album che accelera al punto di spiazzare totalmente l'ascoltatore ormai entrato nel mondo etereo dei Giulia's Mother. La conclusiva Oltre è l'unico brano cantato in italiano del disco, nonché uno dei migliori dell'intero lavoro. Notevole anche la ghost track presente, la cover di Long Long Long dei Beatles reinterpretata in maniera sofferta anche più di quanto non fosse già l'originale.
I Giulia's Mothers eliminano quel poco che risultava di troppo nel primo album e sfornano un disco solido, semplice ma comunque strutturato, un lavoro per diversi tipi di ascoltatori. Se è vero che il secondo lavoro è sempre più difficile del primo, il duo torinese supera questa prova alla grande, donandoci uno dei migliori dischi dell'ultimo anno.
La strada da percorrere è la stessa del primo lavoro. Registrazioni in presa diretta, senza manipolazioni, in modo che tutto quello che si sente sul disco possa essere riprodotto fedelmente in concerto. Quello che sentiamo è la chiara e semplice idea che il duo torinese ha della propria musica.
Testi che si basano sugli scritti di Stephen Hawking, musiche semplici, dirette ma al contempo studiate e mai banali, una voce che il più delle volte sembra sussurrare i versi ma sa anche esplodere quando deve. Questi gli elementi su cui si basa questo Here.
La struttura è quella del cantautorato, ma si guarda più all'estero che all'Italia. I richiami ad artisti del filone di Bon Iver sono parecchi, ma questi due ragazzi torinesi sono anche figli, o nipoti, di Simon & Garfunkel nel loro essere eterei, delicati e poetici per tutte e undici le canzoni del disco.
Dopo l'apertura con la titletrack Here, Event Horizon lascia trasparire inquietudine, con la voce che da sussurro si fa quasi lamento. Everything We Need ci trasporta invece in una delicata e dolcissima armonia pop. La chitarra energica al centro di We Are Free va a spezzare il mood che si era creato accompagnandoci verso Orion, brano in totale controtendenza con il resto dell'album che accelera al punto di spiazzare totalmente l'ascoltatore ormai entrato nel mondo etereo dei Giulia's Mother. La conclusiva Oltre è l'unico brano cantato in italiano del disco, nonché uno dei migliori dell'intero lavoro. Notevole anche la ghost track presente, la cover di Long Long Long dei Beatles reinterpretata in maniera sofferta anche più di quanto non fosse già l'originale.
I Giulia's Mothers eliminano quel poco che risultava di troppo nel primo album e sfornano un disco solido, semplice ma comunque strutturato, un lavoro per diversi tipi di ascoltatori. Se è vero che il secondo lavoro è sempre più difficile del primo, il duo torinese supera questa prova alla grande, donandoci uno dei migliori dischi dell'ultimo anno.
