Giovanni Benvenuti An Hour of Existence
2022 - AMP Music and Records
Giovanni Benvenuti è un sassofonista e compositore senese che con questo lavoro arriva alla sua seconda fatica, dando seguito al molto apprezzato Paolina and the Android nel quale già aveva manifestato il suo approccio con ispirazioni a cavallo tra storia e fantascienza o, più in generale, tra passato e futuro.
Accompagnato da Christian Pabst (piano), Francesco Pierotti (contrabbasso) e Dario Rossi (batteria), Giovanni dà vita a un lavoro dal forte tiro melodico, proposto insieme a un senso dell’impro che molto deve al fraseggio bop. Come contraltare le altre parti strumentali risultano più controllate creando un dualismo sonoro che fa da specchio al dipolo temporale di cui sopra.
Il disco è molto accessibile per la coerenza e la fluidità delle parti e per l’equilibrio tra la scrittura e l’improvvisazione, questa comunque sempre ben collegata ai temi e ai motivi base, offrendo quindi all’ascoltatore un’esperienza densa e gradevole. Ad arpeggi e scale si preferiscono linee orizzontali sulle quali variare senza esagerare con gli “in – and – out”, ottenendo un perfetto equilibrio tra idee base e variazioni.
La sezione ritmica (davvero notevole) è sia sparsa che incisiva mentre il piano si distribuisce sui diversi ruoli alternando momenti diffusi e leggeri a interventi più decisi, conferendo quindi una dinamica elastica che tiene sempre desta l’attenzione.
Un approccio da mainstream moderno nel quale si avvicendano episodi tradizionali e momenti contemporanei, soprattutto nei fraseggi mai scontati e nell’organizzazione del combo, non basata su chorus alternati ma su contributi più corali e comunque, anche nei solismi, non sequenziati in modo “burocratico”. L’impressione è quella di un senso melodico di fondo che riesce a risolvere le varie parti al di là delle strutture, delle metriche (spesso modulate) e delle dinamiche.
Ne sortisce un lavoro compatto ma con molte sfumature, beneficiando anche del carattere trasversale della sensibilità dell’autore che spazia da elementi accademici a ingredienti jazz (generalmente preponderanti) uniti a una versatilità melodica che probabilmente qualcosa deve anche al pop di autore.
In conclusione, un disco che può attrarre molti ascoltatori anche per la sapienza e l’eleganza esecutiva espressa dagli artisti; un risultato chiaramente frutto di pensieri e conoscenze.
Accompagnato da Christian Pabst (piano), Francesco Pierotti (contrabbasso) e Dario Rossi (batteria), Giovanni dà vita a un lavoro dal forte tiro melodico, proposto insieme a un senso dell’impro che molto deve al fraseggio bop. Come contraltare le altre parti strumentali risultano più controllate creando un dualismo sonoro che fa da specchio al dipolo temporale di cui sopra.
Il disco è molto accessibile per la coerenza e la fluidità delle parti e per l’equilibrio tra la scrittura e l’improvvisazione, questa comunque sempre ben collegata ai temi e ai motivi base, offrendo quindi all’ascoltatore un’esperienza densa e gradevole. Ad arpeggi e scale si preferiscono linee orizzontali sulle quali variare senza esagerare con gli “in – and – out”, ottenendo un perfetto equilibrio tra idee base e variazioni.
La sezione ritmica (davvero notevole) è sia sparsa che incisiva mentre il piano si distribuisce sui diversi ruoli alternando momenti diffusi e leggeri a interventi più decisi, conferendo quindi una dinamica elastica che tiene sempre desta l’attenzione.
Un approccio da mainstream moderno nel quale si avvicendano episodi tradizionali e momenti contemporanei, soprattutto nei fraseggi mai scontati e nell’organizzazione del combo, non basata su chorus alternati ma su contributi più corali e comunque, anche nei solismi, non sequenziati in modo “burocratico”. L’impressione è quella di un senso melodico di fondo che riesce a risolvere le varie parti al di là delle strutture, delle metriche (spesso modulate) e delle dinamiche.
Ne sortisce un lavoro compatto ma con molte sfumature, beneficiando anche del carattere trasversale della sensibilità dell’autore che spazia da elementi accademici a ingredienti jazz (generalmente preponderanti) uniti a una versatilità melodica che probabilmente qualcosa deve anche al pop di autore.
In conclusione, un disco che può attrarre molti ascoltatori anche per la sapienza e l’eleganza esecutiva espressa dagli artisti; un risultato chiaramente frutto di pensieri e conoscenze.
