Meteors Remotes<small></small>
Emergenti • Alternative • post-rock, experimental

Farglow Meteors Remotes

2014 - diNotte Records/Believe

06/03/2014 di Christian Panzano

#Farglow#Emergenti#Alternative #Experimental


Veronesi loro mantovani chi li produce, filosofia per filosofia meglio spiaggiare su litorali conosciuti: “niente di quello che si suona si può celare dietro la forza di una parola” è una polverizzazione quella che ci si appunta nelle note a piè di pagina su bandcamp. Gli alfieri di oggi si chiamano Farglow al soldo della diNotte records. Con Meteors remotes il fine era quello di riprodurre la “bellezza fredda e indecifrabile di un parco giochi di provincia”. Un velato senso  di incompiutezza che nel tentativo di trasognare si gioca la carta del parco giochi vuoto di una domenica novembrina con magari una bimbetta dai capelli lunghi – dio ci scampi e liberi dall'iconografia lisergica – che ondeggia su un'altalena. Tuttavia il lavoro qui prodotto ha un discreto soggetto, non dico dinamico ma lamellato con fare artigianale della serie dove non arriva la lunga distanza percepita, ci pensano le ore dedicate ai tanti ascolti e ai correttivi d'incroci.

Il meld è fatto: guai a pensare al solito post-rock alla Mogway e guai a confondere i piani o le intercettazioni telefonate dacchè una spanna e una cifra non sono calcolabili con Excel e, nelle migliori delle ipotesi, si può star certi di finire il disco con un bel respiro di sollievo. Meteors remotes non mi persuade tecnicamente , è un buon debutto non c'è che dire, ma non più della media ponderata di un centinaio, non certo un migliaio ovvio, di bobine musicali di quest'Italia dalle tasche bucate e se dovessimo guardare fuori dai confini la graduatoria non finirebbe. Cosa colpisce è invece la presenza di un suono cantato, voi mi direte quale trattandosi di quaratacinque minuti di strumentale ed è presto detto. Da un trattamento rilassante (Behavioral therapy) all'incameramento bidimensionale della chitarra e del synth (Death) ci si accosta a Playground, primo brano dove chi suona sembra cantare o meglio condurre ad una percezione di canto che copra il suono o che si possa coprire di suono. È sicuramente un canto circolare, pieno di interlocuzioni e sostandovi per quell'attimo di troppo si corre il rischio di percepire una contemporaneità di ambienti à la Michael Manring.

Altri incisi del genere li afferro in Type'n'speak e Radio ganymede; sulfurea inizialmente e poi piena di ritmo la prima, s'incastra tra le pieghe della vanità, dell'allure la seconda. Pur soffrendo di un neoclassico senso del pop (un pianismo à la Cacciapaglia) in via di sperimentazione (sensibile la discorsività di Talking about Beatles che nel finale fa riecheggiare lo swingin'), questi brani sono le crisalidi di una nuova esperienza che da nord est prende piede ufficilamente. È proprio l'uso dell'acustica che allontana i Farglow da un'improbo giudizio, ma il dosaggio – e siamo sempre alle solite disarticolazioni da post(post?)rock – pecca di troppa omogeneità; Super red carpet, Cob swan race  e Vers le ciel sembrerebbero un pensiero dentro un pensiero dentro un altro pensiero e di questo passo si finisce per non capire dove inizia la coda e termina la punta (ops! scusate). Termometri da riparare e da cui partire.



Track List

  • Behavioral therapy
  • Death
  • Playground
  • Super red carpet
  • Cob swan race
  • Type`n`speak
  • Talking about Beatles
  • Vers le ciel
  • Radio ganymede