Phoenix Rising<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz

David Kikoski Phoenix Rising

2019 - HighNote/IRD

20/04/2020 di Pietro Cozzi

#David Kikoski#Jazz Blues Black#Jazz #Eric Alexander #Peter Washington #Joe Farnsworth #HighNote #Van Gelder



“The brilliant playing of David Kikoski just smokes. His playing is sparkling”: Chick Corea benedisse così, qualche tempo fa, lo stile di questo pianista del New Jersey, che vanta già tre decadi di carriera da sideman di lusso per talenti del calibro di Michael Brecker, John Scofield, Ravi Coltrane, Dave Holland, Roy Hargrove, Mike Stern, Toots Thielemans, Marcus Miller e Jack Dejohnette. La sua tecnica indiscutibile, che a giudizio di molti riecheggia il modello di McCoy Tyner, dà vita a un luminoso e scintillante swing a cui ci si abbandona con piena soddisfazione, consapevoli di godersi un'ora di brillantissimo post bop magari senza eccessive sorprese ma sicuramente senza rimpianti. Questo lavoro, che segna l'esordio di Kikoski per l'etichetta HighNote, vuole essere il disco della sua rinascita, a cui allude anche la metaforica fenice del titolo. Phoenix Rising è stato registrato in quartetto agli studi Van Gelder di New York ed è essenzialmente frutto di una collaborazione con il tenorsassofonista Eric Alexander, co-autore di uno dei due brani originali (il blues Kik It) e complice del pianista nel rispolverare una selezione di “sempreverdi” del jazz, da Wichita Lineman a Willow Weep For Me. Su questi standard Kikoski lavora di fino, nel tentativo di personalizzare anche la loro struttura formale con qualche cambiamento nella sequenza degli accordi, nella scelta delle tonalità e nell'intensità del groove ritmico. Ma mentre il dettaglio di questa rilettura può sfuggire ai più, quello che resta è la controllata e intelligente vivacità nel flusso degli assoli e il dialogo spontaneo tra i componenti del quartetto, che si avvale anche del basso di Peter Washington e della batteria di Joe Farnsworth.

La title track apre il disco e schizza via veloce nel segno del ritmo e delle dinamiche sostenute: il pianista-fenice irrompe con energia, subito dopo la breve divagazione a tempo libero che introduce il riff coltraniano del pezzo. Phoenix Rising è l'unica traccia scritta per l'occasione insieme al blues Kik It, che segue a ruota e si fa notare per un'atipica variazione tonale. Da qui in poi la scaletta setaccia la storia del jazz, ripescando sette classici di epoche e vocazioni diverse. Wichita Lineman (Jimmy Webb) sembra librarsi in un volo leggero, ricco di emozioni, e richiama certe atmosfere alla Pat Metheny pur mantenendo una stringata sobrietà. If I Were A Bell vorrebbe essere un omaggio al Miles Davis del primo quintetto, quello di Relaxin' (registrato nel 1956), ma si fa notare soprattutto per le progressioni particolarmente riuscite degli assoli di Kikoski e Alexander; non sfugga però la chiusa, con l'intervento di Washington, il tema e una breve fluttuazione modale ricca di suspense. Il quartetto si riduce a trio per la successiva Emily, scritta nel 1964 da Johnny Mandel e Johnny Mercer: ecco di nuovo una breve esplorazione astratta a precedere la dolcissima melodia, a tempo di valzer, efficacemente increspata dal lavoro del basso. Con Love For Sale il passo accelera, la ritmica si fa più quadrata e il brano di Cole Porter (1930) viene avvolto in una cornice funk già insita in diverse versioni di questo brano. Kikoski riserverà poi lo stesso trattamento alla conclusiva Willow Weep For Me, che con un beat spiccatamente latino guadagna nuovo fascino e freschezza. Nel pezzo i due assoli del sax esplorano due mood molto diversi, mentre è l'affascinante incedere del basso in solitaria ad accompagnarci, un passo per volta, verso il congedo finale da Phoenix Rising. Prima però c'è spazio per un duplice omaggio, diretto e indiretto, a Coltrane. My One And Only Love (Wood-Mellin) è nota ai più soprattutto per la versione che ne fornì il grande sassofonista nel disco che realizzò con il cantante Johnny Hartman: Kikoski sceglie di cesellare con finezza la melodia, proposta in una tonalità più alta del consueto. Lazy Bird, colonna portante dell'imprescindibile Blue Train (1958), suona invece come una gloriosa celebrazione al Maestro, tra le sfuriate del piano colme di swing e un sax che non lesina idee, tra continui stacchi e riprese.

 

Track List

  • Phoenix Rising
  • Kik It
  • Wichita Lineman
  • If I Were A Bell
  • Emily
  • Love For Sale
  • My One And Only Love
  • Lazy Bird
  • Willow Weep For Me