Old Flowers <small></small>
Americana • Songwriting

Courtney Marie Andrews Old Flowers

2020 - Loose/Fat Possum Records

03/07/2020 di Laura Bianchi

#Courtney Marie Andrews#Americana#Songwriting

Cos'è, esattamente, il genere Americana? In quale rapporto si colloca con il country, con il folk, e può essere considerato pop? Lasciamo che la professoressa Courtney Marie Andrews, da Phoenix, Arizona, salga in cattedra e ci dia una lezione esaustiva sull'argomento. Old Flowers, il suo nuovo lavoro, il settimo, a distanza di due anni da quel May your kindness remain che l'ha fatta conoscere al grande pubblico, è una sorta di compendio del genere, e ha in più il pregio di essere una sorta di concept album attorno a un tema molto sentito, condiviso, e per questo molto difficile da trattare: la fine di un amore.

Prodotto da Andrew Sarlo (Bon Iver, Big Thief), l'album è stato registrato ai Sound Space Studio con solo tre musicisti: la stessa Andrews, che, seguendo le tracce delle sue eroine Mitchell, Simon e King, suona piano e chitarra, oltre che cantare, Matthew Davidson dei Twain a basso, celeste, mellotron, pedal steel, piano, organo, wurlitzer, e James Krivchenia dei Big Thief alle percussioni.

Un ensemble minimale, ma di grande esperienza, a cui si aggiunge quella di Andrews, che, nonostante non abbia ancora trent'anni, calca le scene da quando ne aveva sedici, conosce la propria voce e sa darle le sfumature desiderate, trasportando l'ascoltatore all'epoca di Laurel Canyon, ma senza inutili virtuosismi né imitazioni vuote, bensì aggiungendo un tocco di contemporaneità indie, alla Tallest Man On Earth, come nella coda strumentale di If I told.

Fin dalla prima traccia, una lentissima ballata, la younghiana Burlap string, l'ascoltatore si trova al centro di un clima ricco di suggestioni, sottolineato da una dolcissima pedal steel, che amalgama i vibrati della voce di Andrews ed esalta il senso di malinconia, nato da versi come Time eases, but can’t erase / The sad look on true love’s face / When you know what your heart needs / And you tell them you must be free...

Che la conclusione di una relazione durata nove anni abbia segnato l'anima della cantautrice è indubbio, ma nessuno dei dieci brani contiene lamenti sdolcinati o disperazione; la sensibilità di Andrews colpisce dritta nel bersaglio, trasformando la fine di un amore in quella di un'amicizia, e la sua voce, ispirata alle tonalità di Linda Ronstadt, esprime con intensità l'equilibrio fra il rimpianto e la consapevolezza di una solitudine vissuta e accettata con forza. Nella potente, radiofonica It Must Be Someone Else’s Fault, ad esempio, Andrews paragona il suo rapporto con il compagno a quello di una band che si è sciolta: Do they still play / Or did they fall apart like we did / And go their separate ways?, ma aggiunge: But I’m still sensitive and stubborn/Still cry more than a person should...

Ecco cos'è Americana: schiettezza, essenzialità, classe e rispetto per la tradizione.

 

Track List

  • Burlap String
  • Guilty
  • If I Told
  • Together Or Alone
  • Carnival Dream
  • Old Flowers
  • Break The Spell
  • It Must Be Someone Else’s Fault
  • How You Get Hurt
  • Ships In The Night