
Claudia Fofi Teoria degli affetti
2019 - Dodicilune Controvento
Sedici anni sono trascorsi dal disco più recente della cantautrice umbra, e di sicuro sono stati spesi ottimamente: musicoterapeuta, poetessa, docente e trainer vocale, direttrice artistica del Festival Umbria in voce, madre di una figlia (a cui dedica Ancella del sorriso, scrivendo: "un’esortazione a non cedere alle lusinghe e alle illusioni di una società basata sul conformismo e sul consumismo”), Fofi è artista sensibile, che, come tutti gli artisti autentici, lascia sedimentare nella propria anima gli echi delle esperienze vissute e della contemporaneità, e li restituisce al momento opportuno, amplificati e distillati.
Per questo prezioso disco, che contiene brani tutti composti dall'autrice, tranne la caposseliana Travolto dalla piena di te stesso, che reca un testo rielaborato da Shakespeare, Fofi ha chiamato un ensemble di fuoriclasse, lasciandoli liberi di costruire le loro ispirazioni su una trama molto essenziale; così il contrabbasso di Ares Tavolazzi, il piano di Alessandro Gwis, la batteria di Alessandro Paternesi e le chitarre di Paolo Ceccarelli sono i tessitori di fili solidi ed evocativi, composti di leggeri tocchi pianistici, di una linea ritmica discreta, ma imprescindibile, di armonie e pizzicati che creano un'atmosfera sospesa e concreta insieme, come solo la grande forma canzone sa fare.
La voce limpida e la dizione ineccepibile di Fofi, in sintonia con le migliori interpreti della nostra tradizione, esprimono con efficacia e precisione i pensieri e le visioni dei testi, cogliendone ogni sfumatura; in Ancella del sorriso, ad esempio, l'ironia, che traspare da una critica pungente sui conformismi del nostro tempo, si stempera in un'affettuosa e materna emozione per il futuro della figlia; in Italia, il brano più recente fra gli undici composti, sostenuto da una linea di piano alla Wainwright e da un contrabbasso quasi tragico, l'amarezza della riflessione si unisce ad un'espressione densa di speranza mista a illusione; in Basso albertino, invece, la voce, oltre a lanciarsi in una sorta di spoken word unito a vocalizzi, si plasma sull'interplay fra i quattro musicisti, rivelando appieno la sua duttilità.
Non si pensi, però, che Fofi desideri in primis esibire la propria eccezionale Voce Creativa™, la tecnica da lei stessa ideata e presentata nel corso dei numerosi seminari a riguardo; urgenza fondante del progetto è comunicare la molteplicità delle dimensioni di un'artista mai chiusa in una torre d'avorio, ma pronta a cogliere i gravi problemi, gli aspetti minimi, le ansie e le speranze della nostra epoca, per cantarli con slancio e schiettezza.
La valigia dello straniero, con un emozionante omaggio al poeta Machado, è sicura candidata al Premio Amnesty, per la delicatezza e la ficcante drammaticità del racconto in prima persona di una migrante, persa in un mare scuro, insieme a tante facce scure che mendicano un posto in Purgatorio, che si conclude con un canto dal sapore arabeggiante, interrotto con un brivido; ma, quando Fofi usa la prima persona, intende anche il proprio bisogno di amore (La mente vuole amore, una splendida ballata dal lirismo ironico), oppure la propria scelta di vita (Canto, emozionante confessione - manifesto, non solo di chi canta per professione e missione, ma anche di chiunque vibri ascoltando la musica).
Disco completo, curatissimo in ogni particolare, scritto, suonato e cantato splendidamente, dispensiere di emozioni sempre diverse; imperdibile il concerto, tanto più se saranno presenti i musicisti del disco. Ce lo auguriamo; che avvenga presto!